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grammatica e letteratura italiana | latina | greca

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Epigrammata, XI, 44

in TESTI \ MARZIALE \  L’ETÀ DEI FLAVI E DI TRAIANO \ LETTERATURA LATINA

Attenzione ai falsi amici!

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Marziale crede che l’amicizia sia uno dei valori più nobili: per questo motivo non può che disprezzare chi si finge amico solo per interesse personale…

Orbus es et locuples et Bruto consule natus:
esse tibi veras credis amicitias?
Sunt verae, sed quas iuvenis, quas pauper habebas.
Qui novus est, mortem diligit ille tuam.

Sei senza figli e ricco e nato quando era console Bruto:
credi di avere delle vere amicizie?
Ne hai di vere, ma quelle che avevi da giovane, quelle (che avevi) da povero.
Chi è un nuovo (amico), desidera la tua morte.

(traduzione di A. Micheloni)

Il poeta si rivolge in modo diretto, con un’apostrofe, a un uomo anziano, senza figli e molto ricco, che si trova improvvisamente circondato da alcuni nuovi amici: quanti di loro saranno sinceri?

Numerosi epigrammi di Marziale sono radicati nella realtà quotidiana e imperniati sull’essere umano: essi presentano le persone che il poeta incontrava quotidianamente nel foro, nelle dimore private, nelle terme, per strada… un mondo variegato e variopinto – composto da parassiti, imbroglioni, avari, ladri, prostitute, ubriaconi, donne scostumate, sfaccendati, arricchiti, poetastri, medici cialtroni… – che antepone l’espediente al lavoro, il divertimento all’impegno, il piacere alla virtù…

È proprio questa umanità, dicevamo, a fornire lo spunto per i suoi versi, che rappresentano questi tipi umani senza sconti ma anche senza alcun tipo di giudizio: Marziale non si propone certo di correggere i costumi, ma piuttosto di intrattenere il lettore e strappargli un sorriso, descrivendo la culpa senza citare i colpevoli (parcere personis, dicere de vitiisrisparmiare le persone, parlare dei difetti – afferma, infatti, nell’epigramma 33 del X libro dei suoi epigrammi).

In questo componimento, per esempio, egli sbeffeggia la figura del captator o heredipeta, il cacciatore di eredità, particolarmente diffusa nella Roma imperiale, dove era abbastanza frequente che alcune persone avide e senza scrupoli, una volta identificata una possibile preda – generalmente un uomo anziano, ricco e senza figli, proprio come il protagonista di questo epigramma – lo avvicinassero e fingessero di diventarne amici, con la speranza di essere ricordati nel testamento.

Anche Orazio e Petronio attestano la diffusione di questa pratica. Orazio, nella V Satira del secondo libro, suggerisce a Ulisse, per bocca dell’indovino Tiresia, di recuperare le sue ricchezze sperperate dai Proci proprio diventando amico di qualche uomo vecchio e senza figli; Petronio immagina, nei paragrafi 116 – 117 del suo Satyricon, che la città di Crotone sia interamente popolata da cacciatori di eredità: la popolazione è infatti divisa tra cadaveri che sono fatti a pezzi (i vecchi ricchi da circuire) e corvi che li fanno a pezzi (i cacciatori di eredità).

È infine evidente, nel testo proposto, la struttura tipica dell’epigramma di Marziale, già individuata da Gotthold Ephraim Lessing, un grande studioso del Settecento: a una prima parte descrittiva, che presenta una situazione, un oggetto, un personaggio e che lo studioso chiama Attesa, fa seguito una seconda parte, definita Scioglimento, che contiene una trovata spiritosa, una considerazione o una battuta (che va sotto il nome di aprosdόketon – o inopinatum -, fulmen in clausula, venenum in cauda o aculeus), che risulta tanto più divertente quanto più lontana da ciò che il lettore si aspetta, cioè tanto più è in grado di creare un effetto sorpresa.

Analisi del testo

METRO: distico elegiaco

Orbus: questo aggettivo indica una privazione, di solito esplicitata da un ablativo, genitivo, a o ab e ablativo o accusativo di relazione; in questo caso essa è sottintesa ed è il contesto a suggerire che si tratta di figli.

Locuples: aggettivo composto da locus e plenus: alla lettera significa, quindi, pieno di luoghi, terreni (e, di conseguenza, ricco).

Bruto consule: questo ablativo assoluto nominale con valore temporale può essere considerato un’iperbole, usata per indicare che l’uomo è vecchissimo: Lucio Giunio Bruto fu infatti uno dei primi due consoli eletti a Roma dopo la cacciata dei Tarquini, avvenuta nel 509 a. C. Questo modo di dire può essere equiparato al nostro “ha gli anni di Matusalemme”.

Esse… amicitias?: la proposizione infinitiva oggettiva (dipendente da credis) contiene un dativo di possesso, un iperbato (cioè l’inversione dell’ordine consueto delle parole – esse tibi veras credis amicitias anziché veras amicitias esse tibi credis –) e una metonimia (in questo caso l’uso del termine astratto amicitias al posto del concreto amicos).

Verae: questo aggettivo richiama, in una sorta di anafora, quanto enunciato nel verso precedente; sottintendendo un tibi si può pertanto ripetere, anche in questo caso, la costruzione del dativo di possesso.

Quas: il pronome relativo ha come antecedente l’aggettivo verae (che sottintende il temine amicitiae).

Iuvenis … pauper: sono due complementi predicativi del soggetto tu, in antitesi e chiasmo con le due espressioni enunciate nel primo verso (locuples e Bruto consule natus).

Novus: questo aggettivo sottintende il termine amicus.

Qui… ille: il pronome ille, in funzione epanalettica, consente di identificare la presenza di una prolessi della relativa; anche in questa porzione di testo è riconoscibile un iperbato (mortem diligit ille tuam anziché mortem tuam ille diligit).

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