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grammatica e letteratura italiana | latina | greca

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AA.VV., La pantera

in I BESTIARI \ ASPETTI E CARATTERISTICHE DELLA CULTURA MEDIOEVALE \ IL MEDIOEVO \ LETTERATURA ITALIANA

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I bestiari medioevali, particolarmente diffusi in Francia e in Inghilterra tra il V e il XIII secolo, devono essere considerati delle vere e proprie opere didattiche, perché hanno lo scopo di educare attraverso la minuziosa descrizione della natura e delle caratteristiche, delle virtù e dei vizi degli animali, che possono essere reali (cane, gatto, agnello…), reali ma appartenenti a mondi lontani (elefante, tigre, leone…) o immaginari (unicorno, ircocervo, centauro, sirena…). Nelle pagine di questi testi si trovano spesso anche miniature e illustrazioni, che servivano a far conoscere gli animali più strani ed esotici per mezzo dell’immagine, uno strumento davvero importante in un’epoca in cui l’analfabetismo era comune.

In realtà manuali simili e testi sugli animali erano già presenti nelle letterature precedenti (si pensi, ad esempio, agli scritti scientifici di Aristotele e di Plinio il Vecchio): la novità dei bestiari è che tutte le caratteristiche degli animali sono ricondotte alla religione, perché secondo la teologia medioevale la natura e gli animali stessi, creati da Dio, sono da intendere come allegoria di verità religiose e morali. Proprio per questo motivo per gli autori dei bestiari non era importante accertarsi della veridicità delle caratteristiche attribuite agli animali (in modo da fornire una descrizione il più possibile attendibile, oggettiva e documentata), perché ciò che contava era ricavare da quanto detto dei rimandi a verità religiose.

Il primo bestiario medioevale è il Fisiologo, un’opera anonima in 48 brevi capitoli, scritta in greco tra il II e il III secolo d. C., probabilmente ad Alessandria d’Egitto; essa, tradotta nel IV secolo prima in latino e poi arabo, presenta, oltre agli animali, anche alcune piante e pietre, con le loro proprietà e virtù, direttamente infuse dagli influssi astrali. Il titolo di quest’opera deriva dal termine che si usava per identificare colui che sa interpretare la natura, naturalmente perché direttamente ispirato da Dio.

Proprio dal Fisiologo leggiamo e analizziamo insieme la descrizione della pantera.

Il profeta ha detto nella sua profezia: «Sono divenuto come una pantera per Efraim» [Os., 5.14]

Il Fisiologo ha detto della pantera che ha questa natura: è molto amica di tutti gli animali, nemica soltanto del drago: è variopinta come la tunica di Giuseppe¹, e graziosa, e assai docile e mite. Dopo che ha mangiato e si è saziata, si addormenta nella propria tana, e il terzo giorno si desta dal sonno, e ruggisce chiamando a gran voce, e le fiere lontane e vicine odono la sua voce: dalla sua voce esce ogni profumo d’aromi, e le fiere seguono il profumo della voce della pantera e le giungono appresso. Così anche il Signore nostro Gesù Cristo il terzo giorno è risuscitato dai morti e ha gridato: «Oggi è arrivata la salvezza per il mondo, per quello visibile e per quello invisibile» [Luca, 19.9], ed è divenuto per noi ogni profumo, e «pace per gli uomini vicini e lontani» [Is., 57.19; Ef., 2.17], come ha detto l’Apostolo. Variopinta è la Sapienza spirituale di Dio, come è detto anche nel Salmo: «Sta la regina alla tua destra, avvolta in una veste ricamata d’oro, variopinta» [Salmi, 44.10]. Variopinto è Cristo, il quale è verginità, moderazione, misericordia, fede, virtù, concordia, pace, pazienza; inoltre è nemico del drago ribelle² che sta nell’acqua.

La Scrittura, dunque, non ha detto nulla senza una precisa ragione intorno agli uccelli e alle fiere.

Bene dunque il Fisiologo ha detto della pantera.

Il Fisiologo, Adelphi, Milano, 1975

Ogni breve capitolo di questo bestiario è introdotto da due elementi: una citazione tratta dalle Sacre scritture (in questo caso dal libro del profeta Osea e riferita a un personaggio dell’Antico Testamento, Efraim) e la formula Il Fisiologo ha detto. Ogni capitolo, inoltre, è sempre strutturato in due parti: la prima presenta la descrizione dell’animale e le sue caratteristiche, fisiche e comportamentali; la seconda, quella “figurale”, ne illustra il significato allegorico – morale, ricavato proprio dalla natura e dalle caratteristiche dell’animale e confermato da riferimenti a passi della Bibbia e del Vangelo (dunque con lo stesso modus operandi con cui nel Medioevo si commentavano le Sacre Scritture): vista la prevalenza della teologia su tutte le altre scienze e discipline è proprio questa seconda parte, ovviamente, quella più importante, perché sostenuta e resa attendibile da costanti e precisi rimandi all’autorità dei testi sacri.

Nel testo proposto, in particolare, la pantera (a volte identificata con la lonza) viene presentata come un animale mansueto e mite che, dopo aver dormito per tre giorni, si sveglia ed emana dalla bocca un profumo gradevole, che attrae gli altri animali. Le caratteristiche fisiche (il mantello variopinto) e il comportamento (il periodo di riposo di tre giorni) non possono non richiamare alla memoria la variopinta Sapienza spirituale di Dio e il lasso di tempo che Cristo trascorse nel sepolcro, come del resto spiega chiaramente l’autore del testo (Così anche il Signore nostro Gesù Cristo il terzo giorno è risuscitato dai morti): di conseguenza il drago citato nel passo come il nemico della pantera non può che essere il principale avversario di Cristo, cioè il demonio, che fugge di fronte al suo profumo, che altro non è che l’odore di santità (o, per altri, la dolcezza del suo Verbo).

Il Fisiologo costituì un modello per numerose altre opere analoghe, tra cui il Libellus de natura animalium (Libretto sulla natura degli animali), scritto in latino nel XIV secolo, in cui è possibile trovare un’altra descrizione della pantera.

La proprietà della pantera è tale che è un quadrupede chiazzato da cerchietti di color bianco e nero e non vi è altro animale più bello. Questo animale, dopo essersi cibato e saziato di varie prede, giace coricato nella sua tana e dorme per tre giorni e dopo tre giorni risorge e allora ruggisce e dopo il suo ruggito esce dalla sua bocca un odore così soave che supera in fragranza ogni profumo, e per questo odore che copiosamente esce dalla sua bocca tutti gli animali che sono nel territorio vengono a questo e non vogliono più allontanarsene e dimenticano di cibarsi, sazi della dolcezza di quell’aroma.

Si deve dunque intendere che Dio fu pantera, in quanto giacque morto tre giorni nell’antro, cioè nel sepolcro, e infine dopo tre giorni risorse, saziato dalle diverse prede, cioè da uomini fedelissimi devoti, poiché attirò e ricondusse a sé tutti gli uomini a cui piacque l’odore di Cristo. Poi, dopo la sua risurrezione, emise un ruggito e un profumo, al quale accorsero tutti quelli che a lungo erano stati martoriati nell’inferno e che dal profondo dell’inferno gridarono: «Ecco il Redentore – dicendo a una voce – abbi misericordia di noi, Signore», secondo che è detto: «Dal profondo, Signore, ti supplicai» [Salmi, 129.2]

Le proprietà degli animali, Costa & Nolan, Genova, 1983

Anche in questo testo la pantera diviene il simbolo di Cristo, a cui l’avvicinano tratti e caratteristiche (l’odore così soave che supera in fragranza ogni profumo che esce dalla sua bocca dopo tre giorni di sonno) che non trovano riscontro nella realtà (difficile pensare che dalla bocca di un carnivoro possa uscire un alito gradevole!).

Lo schema utilizzato per la stesura del passo è identico a quello bipartito del Fisiologo, con una prima parte dedicata alla presentazione dell’animale e una seconda con la sua interpretazione in senso allegorico – cristiano; anche in questo caso è citato, come autorevole conferma, un passo delle Sacre scritture.

Il ritratto di questo animale si ritrova in molti altri testi dell’epoca, in cui a volte, per confermarne la lettura cristologica, si ricorre anche all’etimologia: il nome pantera è infatti messo in rapporto con l’aggettivo greco pan, che indica il tutto – questo il significato dell’aggettivo – di cui Cristo è Signore.

L’interpretazione di uno stesso animale poteva anche cambiare a seconda dei testi, senza però allontanarsi mai dalla rilettura in senso cristiano. In alcuni bestiari, per esempio, la pantera viene identificata con la lussuria, proprio perché le sue caratteristiche fisiche ne fanno un animale dall’aspetto particolarmente seducente: se la lonza dantesca corrisponde, come ritengono molti commentatori, a una pantera, appare chiaro che essa è considerata il simbolo della seduzione proprio a causa del suo meraviglioso pelo screziato e dei movimenti aggraziati del corpo.

La fortuna dei bestiari medioevali fu grandissima: essi vennero utilizzati non solo dai predicatori ma anche dagli artisti che lavoravano nelle grandi chiese costruite all’epoca; il loro fascino non è venuto meno nemmeno ai nostri giorni, come dimostrano il Manuale di zoologia fantastica dello scrittore argentino Jorge Louis Borges e la serie di film Animali fantastici.

Note

1. Giuseppe è il figlio di Giacobbe e di Rachele, venduto come schiavo e portato in Egitto per colpa della gelosia dei fratelli, scatenata proprio dal dono di una tunica variopinta da parte del padre al figlio preferito.

2. Drago ribelle: il diavolo.
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