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grammatica e letteratura italiana | latina | greca

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L’istruzione

in EPITAFI DI ETA’ ELLENISTICA DEDICATI A FIGURE FEMMINILI / APPROFONDIMENTI / LETTERATURA GRECA

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Nell’età classica la maggior parte delle ragazze cresceva semplice e ignorante perché non indirizzata a studi regolari. Esse, infatti, non avevano le stesse opportunità formative che erano invece riservate ai loro coetanei di sesso opposto: all’età in cui i maschi vivevano ancora in casa dei genitori e continuavano a sviluppare e a migliorare le proprie capacità e competenze, le ragazze erano, per lo più, già gravate dalle responsabilità di essere spose e madri.

Questa situazione è confermata da numerose osservazioni e discussioni di scrittori e filosofi dell’epoca: Platone, per esempio, nel suo dialogo intitolato Protagora (342 d) osserva che gli Spartani, pur non essendo famosi per le loro conoscenze letterarie, hanno comunque il merito di spartirle equamente con le loro donne; sempre Platone, in un altro dei suoi dialoghi, Le leggi (658 d), accenna all’esistenza, anche in Atene, di πεπαιδευμέναι τῶν γυναικῶν, alcune donne istruite, lasciando intendere che evidentemente questo non costituiva la normalità.

Anche le testimonianze letterarie attestano che le donne spesso non ricevevano alcun tipo di istruzione. Tra i personaggi femminili delle tragedie, per esempio, la sola Fedra, protagonista dell’Ippolito di Euripide, è in grado di scrivere (nel verso 859, infatti, Teseo, notando una tavoletta da scrittura legata alla mano di Fedra, dice l’infelice ha scritto, attribuendo quindi direttamente alla moglie la stesura del messaggio): poiché però tale capacità risulta indispensabile per lo svolgimento dell’azione, questa testimonianza non può essere considerata del tutto attendibile.

Queste affermazioni non devono però indurre a credere che in età classica l’istruzione femminile fosse del tutto assente: all’illustre esempio di Saffo, che gestiva un tiaso (una sorta di collegio privato) per giovani ragazze di buona famiglia, vanno infatti aggiunte le numerose pitture vascolari e terrecotte dell’epoca che mostrano figure femminili che leggono e scrivono.

Fu però solo a partire dall’età ellenistica che le donne ebbero la possibilità di fruire di un’istruzione regolare. Le testimonianze in questo senso sono particolarmente numerose: tra le più significative possiamo ricordare alcune iscrizioni provenienti da Mileto e da Teo, che contengono disposizioni in materia scolastica che riguardano anche le donne, e numerose terrecotte, rinvenute in svariate zone, che raffigurano alunne che studiano.

La possibilità di istruirsi non fu però esattamente identica a quella offerta agli esponenti dell’altro sesso: le discipline più complesse – per esempio la retorica e la matematica – restavano infatti riservate agli uomini, mentre le donne potevano avvicinarsi alla lettura, alla scrittura e allo studio della poesia e della musica. L’amore e la passione femminile per quest’ultima disciplina ci sono testimoniati dal mondo dell’arte: possiamo citare come esempio una stele del 250 a.C., la cosiddetta Stele di Nico, che ritrae una schiava che offre una lira alla sua padrona defunta, e alcuni documenti epigrafici che citano delle rinomate arpiste che vissero in età ellenistica.

Queste distinzioni di sesso nell’ambito dell’apprendimento non erano però condivise da tutti: il filosofo Epicuro, per esempio, ammise le donne alla sua scuola alle stesse condizioni degli uomini; tra i maggiori esponenti della filosofia cinica ci fu Ipparchia, una nobile e ricca ragazza di Maronea, in Tracia, che, come ci racconta Diogene Laerzio (VI 96-8), rifiutò orgogliosamente i lavori del telaio e abbandonò ogni cosa per seguire Cratete di Tebe, uno dei più grandi pensatori di questa corrente, che poi sposò.

Ipparchia non costituisce certamente un caso isolato: le donne che divennero famose avendo approfittato di queste nuove opportunità di istruzione sono infatti molto numerose. Tra di loro ci furono poetesse come Erinna di Telo, Nosside di Locri e Anite di Tegea; poetesse itineranti come Alcinoe, eolica, e Aristodama, che verso la fine del III secolo non solo viaggiò in compagnia del fratello (un fatto inaudito nell’epoca precedente), ma che, come abbiamo visto nella seconda lezione, ottenne anche importanti riconoscimenti pubblici per la sua capacità e originalità poetica. Conosciamo anche il nome di una rinomata pittrice di Alessandria d’Egitto, Elena, figlia di Timone, vissuta nell’età di Alessandro Magno, autrice di un quadro rappresentante la battaglia di Isso (in cui Alessandro sconfisse Dario), che l’imperatore Vespasiano portò a Roma nel Tempio della Pace.

Non vanno inoltre dimenticate le già citate principesse del tempo, che ebbero illustri precettori privati e che favorirono, grazie al loro amore per le lettere, la diffusione della cultura: Arsinoe II, sovrana d’Egitto, fu infatti protettrice del poeta greco Teocrito e Berenice II, regina di Cirene, di Callimaco, uno dei più grandi poeti dell’età ellenistica, che le dedicò uno dei suoi capolavori, La chioma di Berenice.

Naturalmente non tutte le donne ebbero la volontà di portare a termine un percorso di studio articolato o complesso: alcune si accontentarono di raggiungere il minimo di istruzione necessario per saper leggere e scrivere, comunque sufficiente, per esempio, per permettere loro di segnare il proprio nome sui contratti e di leggerli in maniera autonoma.

Furono comunque numerose le donne che rimasero analfabete nonostante in età ellenistica fosse per loro ormai divenuta prassi diffusa essere educate a casa propria da precettori oppure frequentare scuole private (all’epoca, infatti, non esistevano scuole statali, ma solo scuole private che prendevano il nome dal maestro che le gestiva). Il fatto che dai papiri risulti un numero minore di donne analfabete rispetto a quello degli uomini è semplicemente dovuto, secondo Aristide Calderini, uno dei più grandi papirologi di ogni tempo, al dato di fatto che le donne avevano pur sempre minore occasione di comparire in documenti e atti pubblici e privati.

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