Epitafi… e donne
in EPITAFI DI ETA’ ELLENISTICA DEDICATI A FIGURE FEMMINILI / APPROFONDIMENTI / LETTERATURA GRECA
Il quadro – seppur sintetico – che abbiamo tracciato fino a questo momento attesta che in età ellenistica si verificò un reale cambiamento della condizione femminile: le limitazioni che avevano caratterizzato l’età arcaica e quella classica subirono, infatti, come abbiamo avuto modo di vedere, notevoli ridimensionamenti e per le donne si aprirono opportunità (legali, sociali, culturali…) che precedentemente erano state per loro impensabili.
Mutazioni così profonde e presenti in tutti i settori della vita non possono non aver lasciato traccia nell’opinione che gli uomini ebbero delle donne e, di conseguenza, negli atteggiamenti e nei sentimenti che mostrarono nei loro confronti.
La ricerca di materiale che possa attestare o smentire questi cambiamenti si presenta senza alcun dubbio come molto difficile, perché gli effetti di queste trasformazioni variarono – come detto – a seconda della classe sociale e delle zone di appartenenza, cosicché le fonti utili per questo scopo sono poche e diseguali: la cospicua quantità di informazioni letterarie a nostra disposizione per quanto riguarda le donne delle famiglie reali si scontra, infatti, con il silenzio pressoché totale a proposito delle donne di condizione sociale inferiore.
Di qui la necessità di affiancare alle fonti primarie, cioè quelle letterarie (spesso “di parte” – poiché opera di soli uomini -, inquinate da un atteggiamento misogino e prive di interesse per le fasce sociali più basse), anche fonti secondarie, come materiale epigrafico, papiraceo, archeologico e persino discipline come la statuaria e la ritrattistica, che, pur senza essere necessariamente realistiche, presuppongono una presa diretta sul reale.
È proprio questo il motivo per cui la mia tesi si è occupata di documenti di vita quotidiana: solo questi documenti possono infatti offrire la possibilità di cercare tracce della considerazione delle donne non tanto in seno alla πόλις, intesa come corpo civico, quanto all’interno dell’οἴκος, inteso come casa e famiglia, aspetto, questo, generalmente trattato dagli studiosi in modo frettoloso e superficiale o – peggio – svalutato con banali luoghi comuni.
La scelta del tipo di documento su cui condurre la verifica è caduta sull’epigramma, e in particolare su quello funebre, l’epitafio: esso costituisce un materiale di estremo interesse sia dal punto di vista epigrafico, filologico e letterario che da quello storico e morale, proprio perché è una delle poche testimonianze che riferiscono in modo diretto le opinioni e le idee dell’uomo comune greco. Gli epitafi, infatti, non solo custodiscono, pur nella loro brevità, la storia, gli atteggiamenti e i comportamenti di persone vere, umili e ignote, ma illustrano anche l’ideale morale di un’epoca, i valori, cioè, che venivano sentiti ed esaltati come importanti e degni di essere tramandati all’attenzione dei posteri: per questo, anche se non dovessero rivelare il vero carattere e la vera condotta di vita della defunta – le loro parole sono dettate dall’affetto dei congiunti, secondo lo scontato concetto del de mortuis nihil nisi bonum (dei morti si dicono sono cose positive) -, riflettono comunque l’ideale morale dell’età ellenistica.
Questo ideale veniva affidato al lavoro di un poeta – magari mediocre – che produceva testi che paiono – rispetto ai grandi capolavori della poesia greca – quasi un’opera di artigianato, ma che sono in grado di giungere, talvolta, a notevoli risultati, e non solo documentari.
Proprio in questo desiderio di rendere gli epitafi dei veri e propri testi letterari risiedono, però, i due vistosi limiti di questo tipo di fonte, limiti di cui è assolutamente necessario tener conto per l’obiettività della nostra ricerca. Il primo è costituito dal linguaggio, molto spesso ricco di immagini, frasi e concetti ripresi dai poeti classici, per la volontà di abbellire il testo imitando la letteratura elevata: è dunque opportuno chiedersi sempre se le formule, le immagini e le espressioni tratte dai testi letterari siano solo decorative oppure realmente sentite e condivise; il secondo è determinato dalla massiccia presenza di stereotipi e forme cristallizzate, l’inevitabile conseguenza di un genere che era forse legato a manuali e piuttosto limitato per quanto riguardava l’espressività, tanto che si può parlare di una “formularità dell’epigramma”. Bisogna quindi accantonare queste espressioni e concentrarsi su quelle che appaiono più originali e sincere.
I testi che leggeremo e analizzeremo insieme sono stati quasi tutti incisi su pietre tombali (i pochi tratti da altre fonti sono talmente vicini alla struttura e ai sentimenti espressi dalle iscrizioni poste su tombe che nacquero probabilmente come perfezionamento letterario di iscrizioni tombali che avevano catturato l’attenzione di un poeta) in ricordo di bambine, donne giovani, adulte e anziane, mogli, madri, sorelle e figlie realmente esistite, che i parenti e gli amici hanno voluto ricordare con parole che ci consentiranno di farle rivivere ancora oggi…

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