La concordanza a senso
in LE CONCORDANZE / SINTASSI DELLA PROPOSIZIONE / SINTASSI / GRAMMATICA LATINA

La concordanza a senso (detta anche constructio ad sensum, constructio ad sententiam o sillèssi) è una particolare forma di concordanza che tiene conto non del valore grammaticale ma del significato logico delle parole; essa viene solitamente utilizzata per dare maggior risalto a un elemento della proposizione e costituisce pertanto una libera scelta dello scrivente.
Proprio poiché si tratta di una libera scelta non è facile fissare un criterio per definire l’utilizzo di questa costruzione: essa viene di solito realizzata
- con i nomi collettivi come gens, populus, classis, multitudo, turba, pars, nobilitas, copia… che sono singolari dal punto di vista grammaticale, ma che, poiché designano una pluralità di persone o di cose, possono avere il verbo tanto al singolare quanto al plurale
- con pronomi singolari di significato duale o plurale, come quisque, unusquisque, uter, uterque, neuter… che hanno spesso il verbo al plurale
- con un soggetto singolare strettamente unito a un complemento di compagnia, che predilige il verbo al plurale
- con un predicato nominale, un pronome o un altro termine che può concordare con il genere logico di alcuni nomi astratti come caput, monstrum, mancipium, pernicies, prodigium…, soprattutto se usati in senso metaforico
- con i sostantivi mille e milia seguiti da un genitivo plurale, in cui l’accordo può avvenire tanto con mille e milia quanto con il termine che si trova al genitivo plurale
- con l’avverbio partim seguito dal genitivo o da e / ex e ablativo, in cui l’accordo avviene con il sostantivo che costituisce il complemento partitivo.
Vediamo dunque insieme qualche esempio:
ESEMPIO n.1
Nobilitas rem publicam deseruerant. (Livio)
Il sostantivo nobilitas è un singolare, ma indica l’insieme dei nobili, poiché è un nome collettivo: di qui l’utilizzo del verbo al plurale, che ci consente una doppia traduzione
La nobiltà aveva abbandonato lo stato oppure I nobili avevano abbandonato lo stato
ESEMPIO n. 2
Uterque insaniunt. (Pl.)
Nella frase è presente il pronome duale uterque, che, significando l’uno e l’altro, tutti e due, entrambi, predilige la concordanza con il verbo al plurale: la corretta traduzione potrà essere, pertanto
L’uno e l’altro impazzisce / Impazziscono l’uno e l’altro / Entrambi impazziscono
ESEMPIO n.3
Bocchus cum peditibus aciem invadunt. (Sall)
Il soggetto grammaticale Bocchus compie la stessa azione di coloro che costituiscono il complemento di compagnia, a cui è dunque strettamente legato: di qui la presenza del verbo al plurale, che possiamo rendere con
Bocco con i fanti assalta la schiera (ma non Bocco con i fanti assaltano la schiera).
ESEMPIO n.4
Habebam inimicum non C. Marium, sed duo importuna prodigia quos egestas, quos aeris alieni magnitudo, quos levitas, quos improbitas tribuno plebis constrictos adduxerat. (Cic)
Cicerone ha in mente due persone ben precise, che costituiscono i suoi veri nemici: anche se si riferisce a loro come prodigia – sostantivo neutro plurale che indica qualcosa fuori dal comune – continua a pensarli come uomini in carne e ossa, cosa che spiega l’uso del pronome relativo al maschile plurale con un antecedente neutro plurale. Interessante anche la presenza del verbo singolare adduxerat, su cui torneremo tra poco.
Avevo come avversario non Gaio Mario, ma due mostri sfrontati che la povertà, la mole di debiti, la superficialità, la disonestà avevano consegnato al tribuno della plebe (con mani e piedi) legati.
ESEMPIO n.5
Hostium minus duo milia capti (= capta) sunt. (Livio)
La concordanza del participio perfetto può avvenire, indifferentemente, con il neutro milia o con il sostantivo al caso genitivo, un maschile plurale, senza cambiamenti per la traduzione:
Meno di duemila nemici furono fatti prigionieri.
ESEMPIO n.6
Bonorum partim necessaria sunt, partim non necessaria. (Cic)
La concordanza avviene – di necessità – con il complemento partitivo che accompagna l’avverbio. La traduzione sarà:
Parte dei beni è necessaria, parte non lo è.
- il verbo concorda solo con il termine più vicino
- il verbo sottolinea che due o più soggetti compiono la stessa azione, ma separatamente
- c’è una coppia di soggetti sentita come un unico concetto (cioè un’endiadi)
- i soggetti sono uniti da congiunzioni correlative (et… et, nec…nec, aut… aut, vel… vel, sive… sive)
Vediamo insieme qualche esempio:
ESEMPIO n.1
Mittitur ad eos colloquendi causa Gaius Arpineius, eques Romanus et Quintus Iunius. (Ces.)
Il verbo si accorda soltanto con il soggetto più vicino; nella traduzione, però, esso deve essere riferito a entrambi i soggetti (come abbiamo visto anche nella frase di Cicerone dell’esempio 4, in cui il verbo singolare adduxerat si riferiva a più soggetti).
Sono mandati da loro per un colloquio Gaio Arpineio, cavaliere romano e Quinto Giunio
ESEMPIO n.2
Fulvius in agrum Cumanum, Claudius in Lucanos abiit. (Livio)
Nella frase sono presenti due soggetti che compiono la medesima azione, ma separatamente: il verbo, posto nella prima proposizione, varrà dunque per entrambe.
Fulvio partì per il territorio cumano, Claudio per quello lucano.
ESEMPIO n.3
Pompeio senatus populusque Romanus amplissima praemia dedit. (Cic)
Nella frase sono presenti due termini – senatus populusque – che alludono a un’unica realtà, lo Stato romano: essi costituiscono, dunque, un’endiadi. La traduzione, sarà, pertanto:
Lo stato romano assegnò ricchissimi premi a Pompeo.
ESEMPIO n.4
Nec duo Gracchi nec L. Sulla agrum Campanum attingere ausus est.
Il verbo ausus est si accorda nel numero e nella persona solo con il secondo dei due soggetti presenti nella frase, uniti da congiunzioni correlative: per questo nella traduzione esso passa, di necessità, al plurale.
Né i due Gracchi né Lucio Silla osarono toccare il territorio campano.
Ricordiamo, infine, che la concordanza a senso, che si trova anche nelle lingue derivate dal latino (italiano, francese, rumeno…), costituisce uno scarto dalla norma: essa, pertanto, può essere usata nella lingua letteraria o nel parlato, ma non nella forma scritta.
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