Aggettivo
in MORFOLOGIA \ GRAMMATICANDO \ GRAMMATICA ITALIANA
Aggettivo qualificativo

L’aggettivo qualificativo e il sesso
Quando si devono concordare degli aggettivi a nomi maschili e femminili misti, la regola vuole che prevalga
♦ quando si tratta di persone, il genere maschile
♦ quando si tratta di cose, il genere maschile oppure il termine più vicino.
Avremo così:
Giovanni e Giovanna sono amici
I quaderni e le matite sono nuovi (o nuove)
ATTENZIONE
La i utilizzata in queste espressioni costituisce il cosiddetto “maschile sovraesteso”: ciò significa che essa perde la connotazione maschile per comprendere entrambi i sessi. Questo dovrebbe essere sufficiente per capire l’inutilità di espedienti linguistici di ultima generazione volti a emendare presunte sopraffazioni di genere che la lingua, ben lungi dal creare, elimina!

Aggettivo… dove ti metto?
L’aggettivo qualificativo può essere collocato sia prima che dopo il nome a cui si riferisce. Si posiziona
♦ PRIMA, quando si vuole fornire un’informazione generica
♦ DOPO, quando si vuole fornire un’informazione precisa, per distinguere qualcosa (o qualcuno) da altri.
Avremo così:
L’anziano uomo alla tua sinistra è mio nonno (l’informazione non è rilevante, ha solo valore descrittivo)
Fai sedere quell’uomo anziano (l’informazione è rilevante, perché distingue e
definisce il nome).
Sono invece solitamente collocati DOPO il sostantivo gli aggettivi
– alterati (Un bambino cattivello)
– che derivano da nomi (L’edificio scolastico)
– che indicano nazionalità, forma o posizione (Il paesaggio italiano, il tavolo quadrato, il braccio destro).

Un aggettivo bello… e buono!
L’aggettivo qualificativo bello segue il comportamento dell’articolo determinativo: basta quindi ricordare che
– a il corrisponde bel (Il bel sole)
– a i corrisponde bei (I bei tempi dell’infanzia)
– a lo corrisponde bello (Lo scoiattolo → Che bello scoiattolo!)
– a gli corrisponde begli (Gli occhi → Che begli occhi!)
Lo stesso vale per l’aggettivo qualificativo buono, ma in questo caso il referente è costituito dall’articolo indeterminativo: così
– a un corrisponde buon (Un viaggio → Un buon viaggio)
– a un’ corrisponde buon’ (Un’anima → Buon’anima)
– a uno corrisponde buono (Uno studente → Buono studente)
– a una corrisponde buona (Una giornata → Buona giornata!).

Simile e certo
Questi aggettivi possono avere due funzioni: essi possono infatti essere usati sia come aggettivi qualificativi che come aggettivi dimostrativi.
Per riconoscere i due diversi valori basta fare una semplice sostituzione:
– se simile equivale a somigliante è un aggettivo qualificativo, se a quello è un aggettivo dimostrativo
– se certo equivale a sicuro è un aggettivo qualificativo, se a questo è un aggettivo dimostrativo.
Avremo così:
La firma è simile (= somigliante → aggettivo qualificativo) all’originale, ma simili (= quei → aggettivo dimostrativo) trucchi con noi non funzionano!
Abbiamo prove certe (= sicure → aggettivo qualificativo) che smascherano certi (= questi → aggettivo dimostrativo) tuoi trucchetti.
Aggettivo possessivo

Quando si usa l’aggettivo possessivo proprio?
L’aggettivo possessivo proprio si può usare al posto di suo e di loro, riferito a una terza persona singolare o plurale, purché essa sia il soggetto della frase:
Lucia è soddisfatta del suo (proprio) lavoro.
È invece obbligatorio usare proprio al posto di suo e di loro
– nelle frasi con verbi impersonali (È opportuno riflettere sui propri errori)
– quando si creano delle ambiguità (Paolo dice alla mamma che non trova il suo cellulare → di chi è il cellulare? Se usiamo suo, della mamma, se usiamo proprio, di Paolo).
Suo e proprio possono essere usati insieme quando si vuole dare l’idea di un possesso esclusivo (Lo ha deciso di sua propria volontà).

Si possono usare insieme articolo e aggettivo possessivo?
L’articolo determinativo può accompagnare l’aggettivo possessivo in espressioni come il mio quaderno e i miei libri.
L’articolo non può essere usato con il possessivo solo in due casi:
– quando l’aggettivo è utilizzato con valore predicativo (La colpa è sempre ritenuta mia).
– quando il possessivo è usato con nomi di parentela di registro alto al singolare (Mio padre, tua madre).
Se però i vocaboli di parentela sono tratti dal registro medio troveremo l’articolo (Il mio papà, la tua mamma).
Aggettivi indefiniti

Indefiniti… più o meno!
Più e meno sono considerati aggettivi indefiniti quando sono riferiti a un nome e assumono il significato di “in numero maggiore o minore”, come accade nella frase: Se lo avessi saputo prima, avrei invitato più (= un numero maggiore di) amici e meno (= un numero minore di) compagni di classe.
Essi hanno però anche il valore di
– avverbi, quando accompagnano un verbo o introducono un comparativo di maggioranza o di minoranza (come in Più o meno si impegna: certamente è meno preparato degli altri compagni)
– preposizioni, quando precedono un sostantivo e significano “oltre a”, “escluso” (come in Ci sarò io più Paolo e tutti i componenti della squadra, meno Carlo).
Aggettivi numerali

Come si usano gli aggettivi numerali?
Per usare correttamente gli aggettivi numerali basta ricordare che
1. i composti di cento e di mille si possono scrivere staccati (La carica dei cento e uno), oppure attaccati (ma in questo caso si deve omettere la e: La carica dei centouno)
Se il numerale è seguito da un nome, nel primo caso va al singolare, nel secondo al plurale (Cento e una volta; centouno volte)
2. il numerale cardinale tre si accenta solo quando entra in composizione: tre; milletré
3. i numerali ordinali si possono scrivere in due modi:
♦ con i numeri romani (II = secondo / seconda)
♦ con il numero arabo accompagnato da º ^ ª (2 º = secondo, maschile; 2^ 2ª = seconda,
femminile).
Non bisogna MAI mescolare i numeri romani con i simboli che accompagnano i numeri arabi, come purtroppo si vede fare spesso (non si deve mai scrivere, per esempio, *IIª).

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