Che cos’è e
come si fa la parafrasi
in LA PARAFRASI / SCUOLA DI SCRITTURA
Per comprendere a pieno il significato letterale di un testo letterario è utile eseguire, prima dell’analisi e del commento, la sua parafrasi.
Il termine parafrasi deriva dal greco παράφρασις (paràfrasis) e significa, alla lettera, “frase posta vicino”: in senso traslato esso assume il significato di “trascrizione”, “riformulazione con altre parole”. Fare la parafrasi di un testo vuol dunque dire riscriverlo parola per parola in modo più semplice (cioè sostituendo a costrutti e vocaboli complessi degli equivalenti tratti dalla lingua comune), senza cambiarne il contenuto e il significato.
Nel caso del testo poetico – per cui la parafrasi è largamente impiegata – si può mantenere la struttura in versi oppure volgere il testo in prosa: in quest’ultimo caso il termine parafrasi può essere sostituito con versione in prosa.
Parafrasare dei testi della letteratura del Novecento e di quella contemporanea si rivela un’operazione spesso inutile, perché la lingua e la sintassi sono molto simili – se non identiche – a quelle della comunicazione ordinaria. Questa operazione diventa invece fondamentale nel momento in cui si legge un testo del passato, perché l’italiano è molto cambiato nel tempo: per comprendere a pieno un testo scritto tempo fa è dunque necessario attualizzare i termini ricercati, insoliti, “vecchi” o ormai in disuso che lo caratterizzano.
Non bisogna però mai dimenticare che le scelte compiute dall’autore di un testo letterario – in prosa o in versi – hanno sempre delle motivazioni ben precise: nel testo letterario, infatti, le parole sono selezionate e posizionate dagli autori in modo da potenziarne al massimo la forza comunicativa. La parafrasi è dunque solo uno strumento “di servizio” che permette di comprendere meglio il significato letterale del testo, che deve poi essere esaminato e studiato nella sua veste originaria, perché solo così esso si rivela davvero al lettore in tutte le sue caratteristiche formali e nella pienezza del suo messaggio, che va ben al di là di quello letterale chiarito dalla parafrasi (sappiamo infatti, come abbiamo avuto modo di vedere nella seconda lezione del nostro corso di letteratura italiana, che una delle prerogative del testo letterario è proprio la sua capacità di andare “oltre”).
COME SI ESEGUE LA PARAFRASI DI UN TESTO
Solitamente eseguire la parafrasi di un testo letterario è un compito che spetta a chi scrive antologie e storie della letteratura: chi legge deve “semplicemente” (e, purtroppo, non tutti lo fanno!) spostare lo sguardo dal testo alle note esplicative dei vocaboli e delle espressioni che l’autore del manuale ha ritenuto opportuno chiarire.
In realtà è bene che questo esercizio sia fatto anche in autonomia, perché esso consente di acquisire dimestichezza con il linguaggio letterario, di esercitarsi nella scelta lessicale (per imparare a scegliere i vocaboli con attenzione, affinché essi siano il più possibile appropriati, vari e diversificati), di fare attenzione alla sintassi e ai suoi diversi costrutti: fare la parafrasi, insomma, insegna a esprimersi meglio, perché durante la sua esecuzione ci si confronta con testi di indubbio valore, che illustrano in modo concreto delle tecniche di scrittura che potranno essere impiegate per produrre, a propria volta, dei testi.
Vediamo allora insieme come si esegue la parafrasi di un testo poetico¹.
Prima operazione: leggere attentamente tutto il testo da parafrasare
Per esemplificare le operazioni necessarie alla stesura di una parafrasi lavoreremo insieme su un testo di Giovanni Pascoli intitolato Arano, tratto dalla raccolta Myricae.
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
5vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s’ode.
10il suo sottil tintinno come d’oro.
Seconda operazione: farsi un’idea del contenuto
La nebbia mattinal citata nella lirica fa pensare a un giorno d’autunno, in cui dei contadini arano e svolgono altre occupazioni tipicamente agricole (uno spinge le vacche, l’altro semina…): il testo sembra dunque proporre un quadretto che ritrae una mattina d’autunno in campagna.
Terza operazione: sottolineare i vocaboli che non si conoscono e le espressioni poco chiare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
5vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s’ode.
10il suo sottil tintinno come d’oro.
Quarta operazione: cercare questi vocaboli sul dizionario
È arrivato il momento di utilizzare uno strumento fondamentale, il dizionario: cercheremo le parole che non conosciamo e annoteremo il loro significato. Nel caso in cui i significati possibili siano più di uno, è bene annotarli tutti (tralasciando – ovviamente – quelli che appaiono immediatamente fuori luogo!): sceglieremo quello più adatto solo in un secondo momento, quando il significato del testo sarà più chiaro.
Roggio: il dizionario² rimanda a robbio, vocabolo disusato che indica il colore rosso.
Pampano: si rimanda a pampino, la foglia della vite.
Fratta: ha due significati: 1. luogo scosceso e impervio ricoperto da una macchia intricata di pruni e sterpi 2. siepe, cespuglio
Porca: striscia di terreno piuttosto stretta e più o meno rilevata fra due solchi
Marra: grossa zappa, con ferro largo e corto, atta a lavorare in superficie il terreno (in questo caso tralasciamo, per esempio, i significati di zappa per l’edilizia e di parte dell’ancora, perché evidentemente inadatti al contesto)
Saputo: che sa, saggio, cauto, prudente.
Irto: anche questo aggettivo ha due significati: 1. ispido, irsuto 2. che presenta molte sporgenze acuminate ed appuntite
Moro: gelso
Quinta operazione: sostituire i vocaboli trovati a quelli del testo, scegliendo il significato più adatto per quelli che ne presentano più di uno; capire le espressioni ambigue ed esplicitare ciò che è sottinteso³
Nell’esecuzione di questa operazione va tenuto presente che se un significato non convince si può far ricorso a una perifrasi o “giro di parole”⁴: bisogna però fare in modo di non modificare in maniera soggettiva quello che l’autore ha inteso dire, perché il testo parafrasato deve essere assolutamente fedele all’originale. Proprio per questo motivo è necessario
- mantenere inalterati le persone e i tempi dei verbi
- uniformarsi al tipo di lessico usato dal poeta (per esempio evitando di inserire termini quotidiani in un testo di livello alto e viceversa)
- non introdurre spiegazioni, interpretazioni e commenti, che rientrano nel lavoro di analisi del testo.
Queste raccomandazioni valgono anche per l’esplicitazione di ciò che è sottinteso, che può essere reso palese solo se si è sicuri del fatto che ciò che si aggiunge non è frutto della propria interpretazione ma quello che il poeta ha veramente voluto dire. Anche le figure retoriche, infine, devono essere modificate solo per quanto serve a comprendere il senso letterale del testo.
Cominciamo allora con la sostituzione dei termini più facili:
1Al campo, dove rossa nel filare
qualche foglia di vite brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
5vacche spinge; altri semina; un ribatte
le strisce di terra con la sua zappa paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del gelso;
e il pettirosso (spia): nelle siepi s’ode.
10il suo sottil tintinno come d’oro.
Proviamo ora a ragionare sui vocaboli che hanno più di un significato e sulle espressioni poco chiare:
Fratte: poiché è assai improbabile che dei contadini arino un territorio scosceso e per di più coperto di rovi, dovremo dedurre che fratta, in questo caso, significa cespuglio
La nebbia mattinal fumare: la nebbia del mattino sembra fumo: è l’effetto, tipicamente autunnale, che si verifica in campagna sul far del giorno (mattinal)
Paziente: poiché è impensabile che una zappa sia paziente, dovremo dedurre che l’aggettivo è stato spostato dal contadino all’attrezzo che egli usa per svolgere il suo lavoro: si tratta di una figura retorica che si chiama ipallage.
Ché: introduce la conseguenza di quanto detto: sarà dunque una forma accorciata di cosicché
Saputo: l’aggettivo è riferito al passero, che è contento perché sa già quello che accadrà tra poco (ruberà i semi che i contadini hanno gettato)
Irti: ora che sappiamo che questo aggettivo si riferisce a una pianta, il gelso, scarteremo la prima ipotesi e adatteremo al testo la seconda: gelsi spinosi.
Il suo sottil tintinno come d’oro: suo è riferito a pettirosso: il termine tintinno è dunque stato scelto per evocare il canto del pettirosso, paragonato al leggero (sottil) tintinnio di un campanello d’oro.
Siamo ora in grado di completare la parafrasi lessicale del testo e di perfezionarla con qualche altro piccolo ritocco:
1Nel campo, dove rossa nel filare
qualche foglia di vite brilla, e dai cespugli
sembra fumo la nebbia del mattino,
arano: con lente grida, uno le lente
5vacche spinge; un altro semina; uno ribatte
paziente le strisce di terra con la sua zappa;
cosicché il passero che sa in cuor già gode,
e il tutto spia dai rami spinosi del gelso;
anche il pettirosso spia: nelle siepi s’ode
10il suo canto leggero simile al tintinnio di un campanello d’oro.
Sesta operazione: rendere lineari i costrutti sintattici complessi o inconsueti
Per svolgere questa operazione occorre ricordare che spesso il linguaggio letterario, per comunicare “di più”, utilizza una successione delle parole diversa da quella di cui si avvale il linguaggio ordinario: per rendere il testo più chiaro e comprensibile sarà dunque necessario
- riposizionare le singole parole nell’ordine consueto (soggetto / predicato verbale / complemento oggetto / altri complementi)
- spezzare in unità più brevi i periodi lunghi e/o complessi, in modo che il testo risulti più semplice e scorrevole
- se le proposizioni coordinate e / o subordinate precedono la principale, collocare quest’ultima al primo posto, seguita dalle altre.
Mettiamo in pratica queste indicazioni:
1Nel campo, dove rossa nel filare
brilla qualche foglia di vite, e dai cespugli
sembra fumare la nebbia del mattino,
arano: con lente grida, uno spinge le lente
5vacche; un altro semina; uno ribatte
paziente le strisce di terra con la sua zappa;
cosicché il passero che sa in cuor già gode,
e spia il tutto dai rami spinosi del gelso;
anche il pettirosso: nelle siepi s’ode
10il suo canto leggero simile al tintinnio di un campanello d’oro
Possiamo ora stendere anche la versione in prosa, che ci consente maggior libertà:
Nel campo, dove qualche foglia di vite spicca rossa nel filare e dai cespugli sembra fumare la nebbia del mattino, stanno arando: uno, con grida lente, spinge le lente vacche; l’altro semina; un altro ancora batte paziente le strisce di terra con la sua zappa, cosicché il passero, che già sa ciò che stanno facendo, si rallegra in cuor suo e spia tutto dai rami spinosi del gelso; anche il pettirosso spia: nelle siepi si ode il suo canto leggero, che trilla come quello di un campanello d’oro.
Ultima operazione: rileggere il testo parafrasato per assicurarsi di non aver dimenticato nulla e per verificarne la correttezza lessicale e sintattica
Si conclude così il nostro lavoro, con un testo che, è bene ribadirlo, servirà solo per avere un’idea del significato letterale della lirica, ma non per eseguirne l’analisi e il commento.
Va infine anche ricordato che la parafrasi di un testo, per quanto frutto di una serie di operazioni ben definite, potrà essere diversa a seconda di chi la esegue, poiché è possibile fare scelte differenti – ma ugualmente accettabili – per la sua esecuzione.
Note
3. Se si affrontano testi particolarmente antichi bisogna aggiungere a queste operazioni anche la sostituzione di forme e grafie arcaiche con le corrispondenti moderne.
4. Per perifrasi si intende un’espressione costituita da più vocaboli utilizzati per esprimere un concetto in modo più facile o semplicemente alternativo: per esempio “la madre di mio marito” per indicare la suocera o “il grande poeta di Recanati” per citare Giacomo Leopardi.

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