Il sacro furto
In SANT’AGOSTINO / IL MEDIOEVO E LA TRADIZIONE CLASSICA / LETTERATURA ITALIANA
Questo passo è tratto dal De doctrina christiana (Sulla religione cristiana), un trattato didattico in quattro libri, in latino, composto tra il 397 e il 428 e dedicato all’educazione morale e intellettuale dei cristiani.
In queste poche righe, tratte dal secondo libro, Sant’Agostino affronta e spiega il rapporto che deve intercorrere tra i valori del cristianesimo e la cultura classica.
Non solo non dobbiamo temere ciò che hanno detto i filosofi antichi, soprattutto i platonici, quando i loro detti sono veri e congeniali alla nostra fede¹, ma dobbiamo rivendicarli da loro come da ingiusti possessori. […] Se è vero che le dottrine dei pagani contengono elementi falsi e superstiziosi o inutili che ciascuno di noi, secondo le parole del Cristo, uscendo dalla società pagana, deve odiare ed evitare, è anche vero che le discipline liberali sono adattabili all’uso della veritಠed esistono, sempre tra i pagani, utilissimi precetti morali e persino riferimenti al culto di un unico Dio.
Da M.T. Beonio – Brocchieri Fumagalli, Le enciclopedie dell’Occidente medioevale, Loescher, Torino
Secondo sant’Agostino i cristiani non devono respingere o demonizzare a priori la cultura classica, legittimamente avvertita come inferiore alla loro: essi, infatti, devono recuperarla nella sua parte migliore, quella che si adatta o si avvicina alle verità della fede (per esempio, quando spinge al culto di un unico Dio).
Il pensiero del filosofo greco Platone (428 – 347 a.C.) e le discipline liberali del Trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del Quadrivio (aritmetica, geometria, musica e astronomia) – così definite da Marziano Capella, un grammatico del V secolo, perché possono essere praticate solo dagli uomini liberi, non sottoposti cioè ai vincoli del lavoro e pertanto in grado di coltivare la conoscenza – appaiono dunque ad Agostino degli efficaci strumenti conoscitivi, che consentono l’elaborazione di una teologia che collabori con la ragione.
Questi strumenti si collocano nell’età classica, ma, in quanto derivati da Dio – e pertanto connaturati all’essere umano – sono di proprietà dei cristiani, a cui servono per accedere alla vera sapienza, cioè per conoscere Dio.
La classicità non è dunque da intendere solo come un cumulo di bugie, di superstizioni e di inganni: nel suo patrimonio si cela un sapere donato da Dio agli uomini di cui è non solo legittimo ma addirittura doveroso tornare a impadronirsi. Quest’atteggiamento, noto con il nome di sacro furto (dobbiamo rivendicarli da loro come da ingiusti possessori), ha permesso la conservazione e l’utilizzo di molto materiale classico, seppur a volte snaturato o forzato rispetto all’originale, in un processo di reinterpretazione e cristianizzazione della letteratura pagana che utilizza come principale strumento, come abbiamo visto nella sesta lezione di questo corso, l’allegoria.
Note
1. Sono veri… fede: alcuni filosofi antichi hanno affrontato temi di portata universale che tratta anche il Cristianesimo (per esempio l’immortalità dell’anima).
2. Sono… verità: possono essere utilizzate per comprendere meglio le verità della fede.

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