Verbo
in MORFOLOGIA \ GRAMMATICANDO \ GRAMMATICA ITALIANA
Relazioni temporali

Il tempo passa… con il passato prossimo o con il passato remoto?
Per indicare il passato, si preferisce il passato prossimo per fatti accaduti in un passato recente e il passato remoto per fatti accaduti in un passato lontano.
In realtà, quando si usano questi due tempi, deve essere tenuto presente anche questo criterio:
IL PASSATO PROSSIMO → indica avvenimenti che sono accaduti nel passato (anche lontano) ma che hanno conseguenze nel presente.
IL PASSATO REMOTO → indica avvenimenti che sono accaduti nel passato (anche recente) e che si
sono definitivamente conclusi.
Avremo così:
Io sono nato nel 1960
Giovanni Verga nacque nel 1840
Tre anni fa mi sono sposata
Ieri salutai tua sorella
(→ e sono ancora vivo)
(→ ed è morto)
(→ e lo sono ancora)
(→ azione conclusa)
Io sono nato nel 1960 (→ e sono ancora vivo)
Giovanni Verga nacque nel 1840 (→ ed è morto)
Tre anni fa mi sono sposata (→ e lo sono ancora)
Ieri salutai tua sorella (→ azione conclusa)
Questa regola non viene sempre rispettata, perché prevalgono le abitudini locali: nel Nord Italia, per esempio, si usa pochissimo il passato remoto, che è invece frequentemente impiegato al Sud, a scapito del passato prossimo.

Come si esprime il futuro nel passato?
Quando si deve dare un’idea di futuro in dipendenza da un tempo passato è obbligatorio usare il condizionale passato:
Non credevo (tempo passato) che si sarebbe comportato (idea di futuro rispetto al passato → condizionale passato) così!
CONGIUNTIVO: tempi e uso

Quando si usa il congiuntivo?
Questo modo verbale esprime eventualità, dubbio, incertezza, desiderio (o, al contrario, timore) che si verifichi un fatto: per questo esso deve sempre essere usato
– in dipendenza da espressioni impersonali che indicano valutazioni (come è bene, è giusto, bisogna…)
– con verbi che comunicano opinioni e sentimenti personali.
Avremo così:
So che hai visto mio fratello
→ perché, usando il verbo sapere, lascio intendere che ne ho la certezza (evidenziata dall’uso del modo indicativo)
e invece
Penso che Giovanni sia una brava persona (e non penso che Giovanni *è una brava persona)
→ perché questa è una mia opinione, che può non essere condivisa, come dimostra l’uso del verbo pensare
Temo che Luca mi imbrogli (e non temo che Luca *mi imbroglia)
→ perché questo è un mio timore, che può non essere condiviso.
PARTICIPIO: tempi e uso

Come si concorda il participio?
Quando si devono concordare dei participi riferiti a nomi maschili e femminili, la regola vuole che si controlli l’ausiliare:
♦ quando c’è il verbo essere, la concordanza è libera: si potrà scrivere, pertanto, sia La tua partenza è stata un fulmine a ciel sereno che La tua partenza è stato un fulmine a ciel sereno, sia Maria si è tagliata i capelli che Maria si è tagliati i capelli
♦ quando c’è il verbo avere, invece, la concordanza è obbligatoriamente al maschile singolare, perché participio e verbo formano un blocco unico non modificabile: si potrà scrivere solo Ho portato dei fiori alla maestra.
In realtà le grammatiche moderne autorizzano anche altre concordanze: per esempio, quando il complemento oggetto precede il verbo ed è costituito da una particella pronominale, il participio può concordare oppure restare invariato.
Si potrà così dire Ieri Giovanni ci [= Paola e Chiara] ha portate a casa in macchina / ci ha portato a casa in macchina
Per evitare errori, basta attenersi alla regola sopra esposta.
Quando invece il complemento oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono (lo, la, l’, li, le), il participio DEVE concordare in genere e numero.
Si dovrà così dire Ieri ho visto Giovanna e l’ho accompagnata a casa.
GERUNDIO: tempi e uso

Quello strano soggetto del gerundio…
Se il soggetto del gerundio è uguale a quello della frase reggente può essere sottinteso; se invece i due soggetti sono differenti, si deve esplicitare il soggetto del gerundio e collocarlo dopo il gerundio.
Avremo pertanto:
Essendo un amante degli animali, faccio volontariato in un canile (perché il soggetto è lo stesso)
Essendo Luigi molto amante degli animali, gli ho chiesto di fare volontariato in un canile (perché i due soggetti sono differenti).
La forma

Vietato confondere forma passiva e tempi composti!
A volte può capitare di confondere i tempi composti dei verbi intransitivi che usano come ausiliare essere con le forme passive dei tempi semplici.
In caso di dubbio si può ricorrere a questo semplice espediente: basta sostituire il verbo essere con il verbo venire. Se la sostituzione è possibile, il verbo che abbiamo davanti è un passivo dei tempi semplici, in caso contrario è un tempo composto.
Ecco un esempio di applicazione di questo semplice stratagemma:
Gli automobilisti furono multati per eccesso di velocità (→ vennero multati → → passivo di un tempo semplice)
Dopo che gli automobilisti furono rimasti fermi (→ *vennero rimasti → → tempo composto di un verbo intransitivo), i soccorritori riuscirono ad avanzare.
Verbi impersonali

Gli ausiliari dei verbi che indicano fenomeni atmosferici
L’ausiliare preferito dai verbi impersonali è essere: con i verbi che indicano fenomeni atmosferici, però, può essere usato anche avere, soprattutto se si desidera mettere in evidenza la durata del fenomeno.
Diremo così:
Finalmente è piovuto! ↔ Ieri ha piovuto tutto il giorno.

Un SI… tuttofare!
Spesso si è incerti sul valore da attribuire alla particella si, che, in unione con i verbi, può assumere diverse funzioni grammaticali.
Proviamo a darne un veloce riepilogo, con qualche espediente che possa facilitarne il riconoscimento. Suggeriamo di procedere nell’esatto ordine in cui sono proposte le domande, che porteranno, per esclusione, alla corretta identificazione della funzione del si.
♦ Il verbo ha un soggetto e il soggetto subisce l’azione? → È un SI PASSIVANTE
Qui si vendono formaggi di produzione propria (i formaggi, soggetto del verbo, subiscono l’azione di essere venduti)
♦ Il si può essere sostituito con tutti, senza che la frase perda significato? → È un SI IMPERSONALE
Qui ci si diverte (Qui tutti si divertono)
♦ Il si serve per esprimere un’azione compiuta reciprocamente (cioè si può aggiungere tra loro, reciprocamente senza che il senso della frase cambi)? → È un SI RIFLESSIVO RECIPROCO
Luca e suo fratello si vogliono un gran bene (posso dire un gran bene reciprocamente, tra loro, senza che il senso della frase cambi)
♦ Il si accompagna un verbo intransitivo (cioè che è sempre privo di complemento oggetto)? Il si non può essere sostituito né con a se stessa / a se stesso né con se stesso / se stessa? È un SI INTRANSITIVO PRONOMINALE
Il maestro si è arrabbiato molto (il verbo arrabbiarsi è sempre usato senza complemento oggetto e il si non ha valore né di se stesso né di a se stesso)
♦ Il si accompagna un verbo transitivo (cioè seguito da un complemento oggetto)? Può essere sostituito con a se stessa / a se stesso? È un SI RIFLESSIVO INDIRETTO o APPARENTE
Lucia si è lavata i capelli (c’è un complemento oggetto e il si equivale a se stessa)
♦ Il si può essere eliminato senza che il senso della frase cambi? È un SI AFFETTIVO – INTENSIVO
Il nonno si beve un amaro dopo pranzo (il si può essere eliminato senza che il senso della frase cambi, perché indica soltanto la partecipazione affettiva o il coinvolgimento attivo del soggetto)
♦ Il si non rientra in nessuno di questi casi? Può essere sostituito con se stessa / se stesso? È un SI RIFLESSIVO DIRETTO o PROPRIO
Malefica si guardò allo specchio
– c’è un soggetto, ma non subisce l’azione → il si non è passivante
– il si non può essere sostituito da tutti → non è impersonale
– al verbo non può essere aggiunto reciprocamente → il si non è reciproco
– il si non è usato con un verbo intransitivo, perché guardarsi può reggere un complemento oggetto → non è intransitivo pronominale
– il si non può essere eliminato, perché cambierebbe il senso della frase → non è affettivo – intensivo
– il si non rientra in nessuno dei casi precedenti e può essere sostituito con se stessa → è un riflessivo diretto o proprio.
Naturalmente con il tempo non sarà più necessario eseguire tutti i passaggi!
Funzione

Il tempo passa… con essere o avere?
A volte si è incerti nella scelta dell’ausiliare da usare per i tempi composti dei verbi: in questi casi basta consultare il vocabolario e ricordare che spesso sono corrette entrambe le scelte.
In quest’ultimo caso deve essere tenuto presente che l’ausiliare essere mette in evidenza che l’azione è terminata, mentre avere che essa dura ancora.
Così, la scelta dell’ausiliare essere nella frase Mia nonna è vissuta 91 anni fa capire che la persona di cui si parla è morta, mentre quella di avere nella frase Ho sempre vissuto qui permette di comprendere che l’azione dura tutt’ora.

Quale ausiliare si usa con la forma riflessiva?
I verbi riflessivi, nei tempi composti, usano l’ausiliare essere.
Se però il verbo riflessivo è accompagnato da un verbo servile (dovere, potere, volere) si usa come ausiliare:
→ essere, se la particella pronominale è staccata dall’infinito del verbo
→ avere, se la particella pronominale è attaccata all’infinito del verbo
Avremo così:
Il nostro professore di italiano si è voluto trasferire (la particella pronominale è staccata dall’infinito del verbo) in un altro liceo.
Il nostro professore di italiano ha voluto trasferirsi (la particella pronominale è attaccata all’infinito del verbo) in un altro liceo.

Il tempo passa… con i verbi servili
In questi casi basta ricordare tre semplici regole:
l’ausiliare dei verbi servili deve essere quello richiesto dal verbo che essi precedono: avremo così
sarei dovuto venire (perché il verbo venire ha come ausiliare essere)
sarei potuto fuggire (perché il verbo fuggire ha come ausiliare essere)
avrei voluto decidermi (perché il verbo decidersi ha come ausiliare avere)
se l’infinito è accompagnato da un pronome atono si usa
essere quando il pronome atono è prima dell’infinito
avere quando il pronome atono è dopo l’infinito
e quindi diremo che Matteo non si è voluto mettere in gioco (perché il si è prima dell’infinito) e non ha voluto iscriversi al concorso (perché il si è dopo l’infinito)
se il verbo servile è seguito dal verbo essere, sia da solo che come elemento di un infinito passivo, l’ausiliare è sempre avere: seguendo questa regola diremo dunque che
Letizia avrebbe dovuto essere più gentile con la professoressa e avrebbe dovuto essere rimproverata dai genitori per la sua maleducazione.
Coniugazione

Come si coniugano i verbi con l’infinito in – CIARE e – GIARE
La coniugazione di questi verbi, a volte, crea qualche perplessità: per esempio, si scrive comincerei o comincierei?
La regola da utilizzare per non sbagliare è semplice: questi verbi perdono la i davanti alle desinenze che iniziano con i e con e.
Avremo così:
cominc-eremo e non *cominci-eremo
mang-erei e non *mangi-erei
rinunc-erò e non *rinunci-erò …

Come si coniugano i verbi con l’infinito in – GNARE e – GNERE
Questi verbi sono regolari: pertanto, nella loro coniugazione, viene mantenuta la i nelle desinenze che la prevedono (nella prima persona plurale dell’indicativo presente, del congiuntivo presente e dell’imperativo presente, che hanno la desinenza – iamo, e nella seconda persona plurale del congiuntivo presente, che ha la desinenza – iate).
Avremo così:
(che noi) spegn-iamo e non *spegn-amo
che voi sogn-iate e non *che voi sogn-ate
Verbi irregolari

I composti di FARE, DIRE, VENIRE
I verbi composti con fare, dire, venire seguono la coniugazione di questi verbi.
Avremo pertanto, per esempio
FORMA CORRETTA
io disfeci
io maledicevo
essi pervennero
FORMA SCORRETTA
io disfai
io maledicevo
essi pervenirono
io disfeci → forma corretta
io disfai → forma scorretta
io maledicevo → forma corretta
io maledivo → forma scorretta
essi pervennero → forma corretta
essi pervenirono → forma scorretta
Fa eccezione a questa regola solo la seconda persona dell’imperativo dei composti del verbo dire: non si usa, infatti, di’, ma dici (benedici e non *benedi’).

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