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grammatica e letteratura italiana | latina | greca

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Si dice…

in GRAMMATICANDO GRAMMATICA ITALIANA

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Vado ACCAPO o A CAPO?

Entrambe le espressioni sono corrette: la scelta dell’una o dell’altra forma dipende solo da chi le utilizza, proprio come accade con daccapo e da capo.

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Prendo l’AEREOPLANO, l’AEROPLANO o l’AREOPLANO?

La forma corretta di questo vocabolo è aeroplano (e, di conseguenza, il luogo in cui ci si imbarca sarà l’aeroporto), perché il prefisso aero, di cui esso è composto, deriva dal vocabolo latino aer, che significa “aria”, e non dal vocabolo italiano aereo, che identifica il mezzo di trasporto che si muove, planando, nell’aria.

È dunque parimenti errata anche la forma areoplano, ottenuta con l’eliminazione della prima e per facilitare la pronuncia del vocabolo.

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Si va NELL’ALDILÀ o NELL’AL DI LÀ?

La scelta dell’una o dell’altra forma dipende dal significato che vogliamo attribuire a quest’espressione:

1. se ci vogliamo riferire al mondo dei morti (e dunque avvalerci di questa espressione come un sostantivo) dovremo utilizzare la forma unita

2. se invece vogliamo servirci di questa espressione attribuendole il senso di oltre (cioè come locuzione avverbiale o preposizionale) dovremo utilizzare la forma staccata.

Diremo così: Se non si fosse gettato al di là del muro senza guardare… ora non sarebbe nell’aldilà!

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Tutto A POSTO o APPOSTO?

La forma corretta di questa espressione è quella staccata: apposto, infatti, è il participio passato del verbo apporre, che non ha nulla a che fare con l’espressione a posto, che in senso traslato significa “in ordine, senza problemi”. Scriveremo, quindi: Ora che Marco ha apposto la sua firma sul contratto, è tutto a posto per la vendita.

Attenzione, però, all’espressione farlo apposta: in questo caso, infatti, si possono utilizzare entrambe le grafie, anche se la forma unita viene preferita.

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Al bar

Al bar chiederemo un succo di arancia o un succo d’arancio? Arancio è il nome della pianta delle arance: per questo, se desideriamo bere un succo di questo frutto, dovremo chiedere un succo di arancia!

Ricorda: la maggior parte dei frutti prodotti da alberi è di genere femminile, mentre la maggior parte di quelli prodotti dalla terra è di genere maschile.

Ma restiamo al bar: meglio un o un the? La forma corretta è la prima: in caso contrario ci toccherebbe bere l’articolo determinativo inglese…

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Composto DI, DA, CON?

La preposizione corretta dipende dalla funzione e dal significato di composto: si usa, infatti,

1. di quando il verbo comporre vuole evidenziare le parti che si uniscono per formare un’unità, come accade, per esempio, nell’espressione La tenda, essendo composta di sottili fili di lino, può avere un aspetto grinzoso

2. di, quando il verbo composto vuole indicare l’origine, come, per esempio, nell’espressione L’ipotesi, composta di (= sulla base di) dati non controllati, va respinta

3. di, quando composto viene usato come un sostantivo: Alla scuola materna i bambini realizzano pupazzetti con un composto di acqua, sale e farina

4. da, quando il verbo comporre è usato al passivo, per esempio in I promessi sposi sono un romanzo composto da Alessandro Manzoni

5. con, quando si vuole aggiungere un complemento di mezzo, per esempio in Hanno regalato agli sposi un album composto con le più belle foto della cerimonia.

Quanto detto vale anche per i participi passati dei verbi fare e formare.

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Siamo D’ACCORDO o DACCORDO?

Questa espressione nasce dall’elisione della vocale i nel gruppo formato dalla preposizione di e dal sostantivo accordo: per questo motivo deve essere scritta sempre con l’apostrofo, il segno dell’avvenuta elisione.

Grazie a questa spiegazione Siamo d’accordo: la forma daccordo è del tutto errata!

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Io MALEDIVO o io MALEDICEVO?

Per questo verbo, come per tutti i composti di dire (benedire, disdire, predire…), si utilizza la coniugazione del verbo semplice: la forma corretta è, pertanto, io maledicevo.

L’unica differenza si ha nella seconda persona singolare dell’imperativo, che non termina in ma in dici: Dì la verità e maledici il giorno in cui l’hai incontrato!

Fa eccezione a quest’ultima regola solo il verbo ridire, il cui imperativo segue regolarmente la coniugazione di dire: Ridì quello che hai detto, se hai coraggio!

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Chiedo il MENU o il MENÙ?

Al ristorante meglio chiedere il menu: la forma accentata, infatti, è scorretta, poiché il vocabolo originale francese, che abbiamo preso in prestito fin dalla fine dell’Ottocento, non ha alcun accento.

In questo specifico caso, in realtà, la grafia non è così importante, perché, comunque sia scritta, questa parola viene sempre pronunciata allo stesso modo!

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Il clima e la METEOROLOGIA … o METEREOLOGIA?

Sul clima si sta già facendo troppa confusione… cerchiamo di non sbagliare almeno il nome della scienza che ci permette di sapere come sarà il tempo!
Sarà dunque meglio fare affidamento sulla meteorologia, un nome composto che deriva dal greco e che significa “studio (lògos) dei fenomeni celesti (metèora)”: metereologia, invece, è un sostantivo inesistente!

Per non sbagliare, basta ricordarsi il vocabolo meteo: questa abbreviazione, comunemente utilizzata per indicare le previsioni del tempo, aiuterà a ricordare il nome corretto.

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È importante avere un OBIETTIVO o un OBBIETTIVO?

La scelta tra queste due forme è del tutto libera: di solito è preferita quella con una sola b, perché più vicina alla parola latina, obiectivum, da cui deriva questo termine, che può essere usato sia come aggettivo che come sostantivo.

In realtà, proprio perché la forma con una sola b è di derivazione più alta, quella con due b è ritenuta più adatta a un modo di scrivere meno curato.

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PIÙ o MAGGIORE?

La funzione accrescitiva prevede l’uso dell’avverbio più per aggettivi e avverbi, dell’aggettivo maggiore per i sostantivi.

Avremo così un testo più corretto, formulato più correttamente e composto con… maggior correttezza!

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A POCO A POCO o POCO A POCO?

La forma corretta di questa locuzione avverbiale, che ha il significato di “gradualmente”, è la prima, con la ripetizione della preposizione a davanti a entrambi i termini.

Lo stesso vale per espressioni analoghe, come, per esempio, a mano a mano (e non mano a mano), a due a due (e non due a due)…

La prima preposizione deve essere omessa solo se la locuzione assume il valore di sostantivo: Il poco a poco non ti porterà da nessuna parte!

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Mi mangio un POLPO o un POLIPO?

La forma corretta è la prima: questo termine è infatti utilizzato per identificare un cefalopode a otto braccia, molto intelligente, che ha la capacità di mimetizzarsi per sfuggire ai predatori.

Il termine polipo identifica invece un animale a forma di sacco che appartiene al gruppo delle meduse e dei coralli, che è munito di otto tentacoli con funzione prensile e che, per sua fortuna, a differenza del polpo… non è commestibile!

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Cerca il numero nella RUBRÌCA o nella RÙBRICA?

La forma corretta è quella accentata sulla i: essa conserva infatti l’accento della parola latina da cui deriva, rubrìcam (terram), che ha a che fare con l’aggettivo latino ruber, “rosso”, il colore con cui nei manoscritti si scrivevano i titoli dei capitoli.

Lo stesso vale per i vocaboli salùbre, mollìca e zaffìro.

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Visitare dei TEMPI o dei TEMPLI?

La parola tempio ha entrambi i plurali: la seconda forma, che deriva dal latino templum, è però preferibile, perché evita la confusione con il plurale del sostantivo tempo.

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