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grammatica e letteratura italiana | latina | greca

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L’edera

in TESTI \ FORTINI FRANCO \ L’ETÀ CONTEMPORANEA \ LETTERATURA ITALIANA

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Il poeta Franco Fortini dedica alla moglie Ruth dei delicati versi d’amore, che prendono spunto da un piccolo ramo di edera ormai ingiallito ma ancora vivo, proprio come il loro amore.
1Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un lago,
un poco scherzando, un poco sul serio, colsi
5al piede di un abete un breve ramo di edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti
per ricordo di quella passeggiata tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.

Senza turbamento non so guardarla.
10La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente1, alterazioni invisibili
come se non vent’anni ma molti secoli
15fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.

Pure solo così impallidendo, ha vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore2.

Da F. Fortini, Una volta per sempre, Einaudi, Torino

1Molti anni fa, quando non eravamo
ancora marito e moglie, in un pomeriggio
di marzo o aprile, lungo le rive di un lago,
un poco scherzando, un poco sul serio, colsi
5al piede di un abete un breve ramo di edera,
simbolo di fedeltà dei sentimenti
per ricordo di quella passeggiata tranquilla
ultima di un’età della nostra vita.

Senza turbamento non so guardarla.
10La luce ha scolorito a poco a poco
le foglie che erano verdi e nere.
Mutamenti impercettibili, sintesi
molto lente1, alterazioni invisibili
come se non vent’anni ma molti secoli
15fossero passati. Ora quel ramo somiglia
tante cose che inutile è qui nominare.

Pure solo così impallidendo, ha vissuto.
Se una volta era degno di sorriso
ora è più somigliante figura d’amore2.

Da F. Fortini, Una volta per sempre, Einaudi, Torino

In questi pochi versi liberi le trasformazioni di un ramoscello di edera, che il poeta ha donato alla moglie quando erano fidanzati, diventano lo spunto per riflettere sul sentimento che ancora li unisce.

Nella prima strofa Fortini ricorda le circostanze in cui è avvenuto questo dono. Egli torna indietro nel tempo, ad un pomeriggio di marzo o aprile di vent’anni prima: una passeggiata sulla riva di un lago si chiude, un poco scherzando, un poco sul serio, con la consegna di una promessa d’amore. Questa promessa rende la passeggiata l’ultima della sua giovinezza, perché egli, con il dono dell’edera, concretizza e rende ufficiale, come un adulto, un progetto di vita: l’edera è infatti il simbolo della fedeltà dei sentimenti, perché, crescendo, si abbarbica strettamente a ciò a cui si appoggia.

Nella seconda strofa il poeta osserva il rametto con un senso di turbamento: dopo vent’anni è stato scolorito dal tempo ed ha subito alcuni cambiamenti, dovuti a mutamenti impercettibili, sintesi molto lente, alterazioni invisibili, che danno l’impressione che siano trascorsi non vent’anni ma molti secoli. Eppure tutto questo non ne ha cambiato la natura: il rametto è rimasto una promessa d’amore, che ora racchiude in sé tante cose che inutile è qui nominare, cioè la vita vissuta insieme dai due innamorati, con tutte le gioie e i dolori, le esperienze e le emozioni che essa ha inevitabilmente portato con sé.

Se il sentimento che univa i due fidanzati mentre passeggiavano sulla riva del lago è ancora vivo, è perché ha saputo assecondare, proprio come ha fatto il rametto d’edera, le impercettibili mutazioni provocate dal tempo, che ha sfidato (e vinto): nella terza strofa il poeta lascia infatti intendere che l’amore vive (e sopravvive) solo se si trasforma con il tempo. Il rametto d’edera ha vissuto solo così impallidendo (cioè accettando le conseguenze che il tempo ha portato con sé): allo stesso modo l’amore deve saper cambiare, per resistere all’abitudine e alle dure prove della vita quotidiana e per trasformarsi in un’unione solida e duratura.

E così il rametto d’edera, da semplice dono degno di sorriso diventa, nei versi del poeta, più somigliante figura d’amore

Questa serena riflessione, nata dall’esperienza, è proposta con un tono pacato e discorsivo, che le conferisce quasi l’aspetto di un’intima confidenza tra amici. L’impressione di familiarità e di quotidianità è ottenuta con l’alternanza di proposizioni molto lunghe e altre decisamente brevi, con l’uso insistito della coppia di sostantivi e di aggettivi (marito e moglie, marzo o aprile, verdi e nere…), che rallentano il ritmo dei versi, e dell’enjambement, che, separando aggettivo e sostantivo (sintesi / molto lente), soggetto e verbo (molti secoli / fossero passati), verbo e complemento (somiglia / tante cose), lega tra loro i versi del componimento, conferendo a quest’ultimo un andamento prosastico che si adatta perfettamente a una poesia – quella di Fortini – che, secondo la critica, è caratterizzata da “un’attitudine meditativa e riflessiva”.

Non mancano, però, alcuni espedienti letterari che impreziosiscono questa dedica d’amore: meritano di essere sottolineati

• l’anastrofe (cioè l’inversione della normale disposizione delle parole nel verso) del verso 9 (senza turbamento non so guardarla), che pone in primo piano la sensazione che il rametto suscita nel poeta, offrendogli lo spunto per una riflessione sul sentimento d’amore

• l’aggettivo breve al posto del più scontato e prevedibile piccolo, corto (breve ramo d’edera)

• la costruzione diretta del verbo somiglia (somiglia tante cose) e dell’aggettivo corrispondente (più somigliante figura d’amore).

Note

1. Sintesi… lente: processi lentissimi.
2. Ora… amore: ora assomiglia di più ad un simbolo d’amore.

La Sofisteria

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