Il CurioDante
in LECTURA DANTIS

1. IL GONDOLIERE DANTISTA
Il gondoliere Antonio Maschio, nato a Murano nel 1825 e morto a Venezia nel 1898, cominciò a leggere la Divina Commedia per caso, dopo aver trovato, nella bottega di un tabaccaio, una copia del capolavoro dantesco. La lettura del XIII canto dell’Inferno lo appassionò a tal punto che decise di studiare, da autodidatta, l’intera produzione letteraria di Dante: in breve tempo divenne così esperto e preparato da scrivere opere e tenere conferenze sulla Commedia (che conosceva a memoria); ricevette complimenti, per l’impegno e la passione, anche da parte di illustri scrittori, come Alessandro Manzoni. Non sempre le sue teorie sono state ritenute corrette (per esempio quella che voleva il Purgatorio collocato vicino a Roma), ma certamente Maschio è un bell’esempio di amore per l’opera di Dante.

2. SENZA INFAMIA E SENZA LODE
Questo modo di dire viene usato per indicare una persona mediocre, che non merita né lode né biasimo. Esso è tratto dall’Inferno dantesco (III, 35 – 36) ed è l’espressione che il poeta Virgilio usa per spiegare a Dante che le anime che si lamentano, piangono e urlano nel buio dell’Antinferno sono quelle di coloro che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo, gli ignavi. Essi, che nella vita non ebbero il coraggio di prendere alcuna posizione, non meritano nulla, non solo lode o biasimo, ma nemmeno considerazione (non ragioniam di lor, ma guarda e passa v.51).

3. DANTE E LA PLAYSTATION
Un accostamento improbabile? No! Nel 2010 è uscito, per Playstation 3, il videogioco Dante’s Inferno, in cui Dante diventa un soldato della Terza crociata che deve salvare l’amata Beatrice da Lucifero, che ne ha rapito l’anima, percorrendo i nove cerchi dell’Inferno, caratterizzati in modo macabro e inquietante, e battendosi contro mostri sempre più feroci e orrendi. La storia, naturalmente, prevede molte libertà nei confronti dell’opera dantesca (a partire dalla rappresentazione di Dante come un crociato).

4. LE SELVE DANTESCHE
Nella Commedia ci sono tre selve, due connotate negativamente e una positivamente. La prima, oscura e selvaggia, è la selva del I canto dell’Inferno, che rappresenta il peccato; la seconda è la selva dei suicidi, presentata nel canto XIII dell’Inferno, in cui si aggirano le brutte Arpie e nere cagne feroci; la terza è quella del Paradiso terrestre, che si incontra nel canto XXVIII del Purgatorio. Quest’ultima, che Dante chiama due volte anche foresta, è piena di meravigliose piante e fiori, di uccelli che cinguettano e di profumi che si diffondono nell’aria fresca, perché questo era il luogo pensato da Dio per la sua creatura più perfetta, l’uomo, prima che commettesse il peccato originale.
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