Elementi di sintassi
in SINTASSI DEL PERIODO \ SINTASSI \ GRAMMATICANDO \ GRAMMATICA ITALIANA
La proposizione principale

Principale… dove ti metto?
La proposizione principale, come dice il suo nome, è la più importante della frase: questo però non implica che debba sempre occupare la prima posizione. Essa, infatti, può essere posizionata anche dopo una o più subordinate, a seconda del messaggio che si intende comunicare. Osserviamo questo periodo:
Faccio fatica ad addormentarmi, quando ho l’interrogazione.
Quando ho l’interrogazione, faccio fatica ad addormentarmi.
Nel primo caso il posizionamento mette in risalto la fatica dell’addormentamento, nel secondo, invece, riconduce e limita il problema a una particolare circostanza.
La subordinazione

Da coordinazione a subordinazione (e viceversa!)
È sempre possibile trasformare le proposizioni coordinate in subordinate usando diverse strategie: le proposizioni coordinate Ho sonno e vado a letto / ho sonno, vado a letto possono diventare principale + subordinata
• inserendo una congiunzione subordinante (Poiché ho sonno, vado a letto)
• usando il gerundio (Avendo sonno, vado a letto)
• usando il participio (Assonnato, vado a letto).
Naturalmente è possibile anche il processo inverso, cioè trasformare le subordinate in coordinate: per ottenere questo risultato basta utilizzare in modo corretto le congiunzioni coordinanti. Avendo sonno, vado a letto può diventare, pertanto, Ho sonno, quindi vado a letto.

Meglio la subordinata esplicita o implicita?
Nella maggior parte dei casi le proposizioni subordinate possono essere espresse sia in forma esplicita che in forma implicita: la scelta tra le due forme è puramente soggettiva e dipende unicamente dal gusto di chi le usa.
Così, possiamo dire, senza sostanziali differenze, Ho pensato che andrò da Giulia, anche se non ho molta voglia di uscire oppure Ho pensato di andare da Giulia, pur non avendo molta voglia di uscire.
Ci sono solo alcuni in casi in cui le due forme non sono considerate equivalenti:
• è obbligatorio usare la forma esplicita quando il soggetto delle due frasi è differente (Christian sostiene che Alberto sia un buon giocatore di basket)
• è preferibile usare la forma implicita quando il soggetto della reggente e quello della subordinata sono identici, in particolare per le subordinate finali (Arriverà in tempo per partecipare alla sfida).
Analisi del periodo e rappresentazione grafica

Come si fa l’analisi del periodo
Il metodo per eseguire correttamente l’analisi del periodo può essere così schematizzato:
1. INDIVIDUARE LE PROPOSIZIONI
Questa operazione si esegue semplicemente sottolineando i predicati presenti nel periodo da analizzare, ricordando che ad ogni verbo corrisponde una proposizione.
Per eseguire correttamente questa operazione è necessario ricordare che i verbi ausiliari, servili e fraseologici formano un unico predicato con il participio, l’infinito o il gerundio che li segue.
2. INDIVIDUARE LA PROPOSIZIONE PRINCIPALE
La frase principale ha delle caratteristiche ben precise: ha un verbo finito, è autonoma nel significato, non è introdotta da elementi coordinanti o subordinanti.
3. INDIVIDUARE LA STRUTTURA DEL PERIODO
In questa fase bisogna evidenziare tutti gli elementi coordinanti e subordinanti che permettono di comprendere i legami logici che esistono tra le proposizioni.
4. IDENTIFICARE LE DIVERSE PROPOSIZIONI
Naturalmente questo sarà possibile solo dopo un accurato studio della teoria.
Mettiamo in pratica quanto detto con questo periodo:
La donna guardò l’uomo e cominciò a parlare, perché sapeva bene chi era.
1. INDIVIDUARE LE PROPOSIZIONI
La donna guardò l’uomo e cominciò a parlare, perché sapeva bene chi era → 4 verbi = 4 proposizioni.
2. INDIVIDUARE LA PROPOSIZIONE PRINCIPALE
La donna guardò l’uomo → solo questa parte possiede i requisiti sopra indicati: è la principale.
3. INDIVIDUARE LA STRUTTURA DEL PERIODO
La donna guardò l’uomo e (elemento coordinante) cominciò a parlare, perché (elemento subordinante) sapeva bene chi (elemento subordinante) era.
Avremo dunque una coordinata alla principale, una subordinata di primo grado alla coordinata e una subordinata di secondo grado.
4. IDENTIFICARE LE DIVERSE PROPOSIZIONI
e (elemento coordinante) cominciò a parlare → coordinata copulativa
perché (elemento subordinante) sapeva bene → subordinata causale (cong. sub. perché)
chi (elemento subordinante) era → subordinata interrogativa indiretta (pron. int. chi).
Le proposizioni subordinate
La proposizione soggettiva

La subordinata soggettiva e la congiunzione che
La subordinata soggettiva, nella forma esplicita, vuole o non vuole il che? Si dice È bene tu taccia oppure È bene che tu taccia? Si dice tu abbia mentito oppure Si dice che tu abbia mentito?
Per non sbagliarsi basta ricordare questa semplice regola:
• se nella proposizione reggente c’è il verbo essere con un aggettivo o un avverbio, è obbligatorio usare la congiunzione che (È bene tu taccia / È bene che tu taccia)
• in tutti gli altri casi – sempre con il verbo al modo congiuntivo – la scelta è a discrezione di chi parla o scrive (Si dice tu abbia mentito / Si dice che tu abbia mentito).
La proposizione dichiarativa

Che… confusione!
La congiunzione subordinante che introduce la proposizione soggettiva, oggettiva e dichiarativa. Come si può evitare di fare confusione?
Per non sbagliarsi basta tenere presente che:
• la subordinata soggettiva svolge la funzione logica di soggetto del predicato della reggente, costituito da un verbo o da espressioni impersonali che non avrebbero senso senza la proposizione introdotta dal che, come accade nel periodo È giusto che i vicini di casa non si arrechino disturbo (È giusto non avrebbe senso compiuto senza la subordinata introdotta dal che)
• la subordinata oggettiva svolge la funzione logica di complemento oggetto del predicato della reggente, costituito da verbi che esprimono affermazione, dubbio, volontà, sentimenti, ricordi… che non avrebbero senso senza la proposizione introdotta dal che, come accade nel periodo Il regolamento condominiale afferma che i vicini di casa non devono arrecarsi disturbo (Il regolamento condominiale afferma non avrebbe senso compiuto senza la subordinata introdotta dal che)
• la subordinata dichiarativa spiega il significato di un elemento nominale (nome, aggettivo o pronome dimostrativo) della reggente, collegandosi direttamente a quest’ultimo, che dà alla frase un senso compiuto ma che necessita di essere determinato: Il regolamento condominiale afferma chiaramente questo, che i vicini di casa non devono arrecarsi disturbo (Il regolamento condominiale afferma chiaramente questo ha un senso compiuto, senso che la subordinata con il che – che si collega direttamente al pronome – dettaglia e spiega meglio).
Spesso la subordinata dichiarativa, a differenza di quanto succede per la subordinata soggettiva e oggettiva, è separata dalla reggente mediante una virgola o un due punti: anche questo particolare può aiutare nella corretta identificazione di queste tre diverse tipologie di subordinate.
Osserviamo questi due periodi:
Mi fa piacere che tu sia passato a salutarmi (verbo impersonale nella reggente e assenza di segno d’interpunzione prima del che → subordinata soggettiva)
Mi fa piacere questo, che tu sia passato a salutarmi (presenza di un pronome dimostrativo e di una virgola prima del che → subordinata dichiarativa).
La proposizione interrogativa indiretta

A volte ritornano: ancora sulla congiunzione che
La subordinata interrogativa indiretta, quando è introdotta da che, può essere confusa con la subordinata oggettiva.
Per non sbagliarsi basta ricordare questa semplice regola:
• se il che può essere sostituito con che cosa, si tratta del pronome interrogativo, e quindi la subordinata è una interrogativa indiretta: Mi chiedo che (= che cosa, pronome interrogativo) organizzerai per la festa
• se il che può essere sostituito con quale, si tratta dell’aggettivo interrogativo, e quindi la subordinata è una interrogativa indiretta: Mi chiedo che (= quale, aggettivo interrogativo) vestito indosserai per la festa
• se il che non può essere sostituito né con che cosa né con quale, si tratta della congiunzione, e quindi la subordinata è una oggettiva: Ti dico che (= che cosa, quale) non so ancora nessuna delle due cose!
In caso di dubbio è bene ricordare che se la parte introdotta dal che, letta da sola, può essere intesa come una domanda, la subordinata è sicuramente una interrogativa indiretta.
Non so proprio che dire → Non so proprio Che dire?
→ è una interrogativa indiretta
Non sapevo che ti fossi sposata → Non sapevo Che ti fossi sposata?
→ non è una interrogativa indiretta, ma una subordinata oggettiva.
La proposizione relativa

Tanto per cambiare… attenzione al che!
La forma che del pronome relativo è spesso utilizzata, soprattutto nel parlato, in modo scorretto. Essa, infatti, ha esclusivamente la funzione di soggetto o di complemento oggetto: pertanto, in tutti gli altri casi, il pronome relativo che deve essere sostituito da cui, spesso preceduto da preposizione.
Non si potrà pertanto scrivere Sei nata lo stesso giorno *che è nato Damiano, ma si dovrà scrivere Sei nata lo stesso giorno in cui è nato Damiano, e neppure Ecco il libro *che ti ho parlato ma Ecco il libro di cui ti ho parlato.
In breve: se la proposizione relativa inizia con un pronome relativo che ha bisogno di una preposizione si usa cui, altrimenti si può utilizzare che.

È sparito un che!
Il pronome relativo che può essere omesso, all’interno di due frasi relative coordinate, se svolge in entrambe la stessa funzione: in questo caso, infatti, è possibile lasciarlo sottinteso nella seconda proposizione.
Avremo così: Il libro che (= soggetto) racconta e che (= soggetto) illustra la vita nell’antica Grecia è davvero bellissimo e Il libro che (= soggetto) racconta la vita nell’antica Grecia e che (= complemento oggetto) hai illustrato tu è davvero bellissimo.
La stessa regola vale anche per gli altri pronomi relativi (cui, il quale, la quale…), che devono essere sempre espressi quando svolgono funzioni diverse: Il libro di cui ti ho parlato e a cui ho dedicato molto tempo è finalmente arrivato in libreria!

Virgola che
Le subordinate relative devono essere precedute dalla virgola? Dipende dalla loro natura:
1. se la subordinata relativa introduce informazioni indispensabili per la corretta comprensione del messaggio – è cioè una subordinata relativa determinativa – non deve essere preceduta dalla virgola
2. se la subordinata relativa non introduce informazioni indispensabili per la corretta comprensione del messaggio – è cioè una subordinata relativa accessoria – deve essere preceduta dalla virgola.
Così, nel periodo Amo le persone che sanno chiedere scusa, non ci sarà la virgola prima della subordinata relativa perché essa aggiunge una informazione fondamentale, senza la quale la frase risulterebbe incompleta; nel periodo Amo le persone anziane, che sanno dare saggi consigli, metteremo la virgola, perché la subordinata relativa aggiunge un’informazione accessoria, che arricchisce una frase che ha comunque senso compiuto.
La proposizione finale

Perchè, perchè, perchè…
La congiunzione subordinante perché introduce tre diversi tipi di subordinata: causale, interrogativa indiretta e finale. Per non confondersi, basta fare una semplice sostituzione:
• se il perché può essere sostituito con per il fatto che, per la ragione che e il verbo è al modo indicativo, la subordinata è una causale: Non può uscire con noi perché (= per il fatto che) deve (modo indicativo) allenarsi per la gara di sabato prossimo
• se il perché può essere sostituito con per quale motivo e il verbo è al modo congiuntivo, la subordinata è una interrogativa indiretta: Mi chiedo perché (= per quale motivo) non possa (modo congiuntivo) uscire con noi
• se il perché può essere sostituito con affinché e il verbo è al modo congiuntivo, la subordinata è una finale: Non viene con noi perché (= affinché) l’allenamento non ne risenta (modo congiuntivo).
La proposizione avversativa

Avversativa coordinata ↔ avversativa subordinata
Le congiunzioni avversative possono essere sia coordinanti che subordinanti:
1. con ma, però, anzi, eppure, tuttavia, invece, piuttosto avremo una coordinata avversativa, perché queste sono congiunzioni coordinanti
2. con mentre, quando e laddove avremo una subordinata avversativa, perché queste sono congiunzioni subordinanti.
Così, Lidia è uscita con le amiche, ma dovrebbe essere a casa a studiare è una coordinata avversativa ↔ Lidia è uscita con le amiche, mentre dovrebbe essere a casa a studiare è una subordinata avversativa.
Attenzione: le due congiunzioni coordinanti avversative piuttosto e invece diventano subordinanti quando sono seguite da un infinito:
Lidia, non uscire, piuttosto studia! → coordinata avversativa
Lidia, studia invece di uscire! → subordinata avversativa.

Avversativa o temporale?
Le congiunzioni subordinanti mentre e quando possono introdurre subordinate avversative e temporali: sarà il significato complessivo del periodo a far comprendere il tipo di subordinata introdotta.
Così, in Ho incontrato Sofia mentre andavo alla lezione di chitarra, è evidente che mentre ha una funzione temporale, perché indica la circostanza di tempo in cui si è verificato l’incontro; in Ho salutato Sofia, mentre lei ha girato la faccia dall’altra parte, è evidente che mentre ha la funzione di creare un’opposizione tra le due azione espresse dai predicati verbali.
Per avere la certezza di non sbagliare, basta provare a sostituire mentre e quando con invece: se la sostituzione è possibile, la subordinata è sicuramente avversativa (Ho salutato Sofia, mentre / quando invece lei ha girato la faccia dall’altra parte).
La proposizione strumentale

Modi e mezzi
Eseguendo l’analisi logica capita spesso di trovarsi in difficoltà nella scelta tra complemento di modo e complemento di mezzo: la stessa difficoltà può essere avvertita anche nell’identificare una subordinata modale o strumentale espressa con il gerundio, perché la differenza è spesso minima, proprio come tra i due complementi corrispondenti.
Per non sbagliare, occorre valutare con attenzione il significato complessivo del periodo, per comprendere se prevale l’idea del modo oppure quella del mezzo.
Mettiamo a confronto questi periodi:
Paolo uscì di casa fischiando ↔ Paolo richiama il suo cane fischiando.
Nel primo caso il gerundio fischiando richiama l’attenzione sul modo in cui Paolo compie l’azione di uscire di casa; nel secondo, invece, fa capire il mezzo con cui egli ottiene il ritorno del suo amico a quattro zampe.
Per avere la certezza di non sbagliare, basta provare a sostituire il gerundio con un infinito sostantivato preceduto dalla preposizione con: se la sostituzione è possibile, la subordinata è sicuramente strumentale:
Paolo uscì di casa fischiando → con il fischiare
→ è una subordinata modale
Paolo richiama il suo cane fischiando → con il fischiare
→ è una subordinata strumentale.
Il periodo ipotetico

Il se è allergico al condizionale!
Nella protasi del periodo ipotetico non si deve MAI usare il se con il condizionale: il se si usa, infatti, solo con il modo congiuntivo o indicativo.
Sono quindi da evitare, perché costituiscono un grave errore, espressioni come *Se avrei più tempo libero, ti aiuterei: la forma corretta è sempre e soltanto Se avessi più tempo libero, ti aiuterei.
Attenzione: il se può invece essere usato con il condizionale se la subordinata non è la protasi di un periodo ipotetico ma una proposizione interrogativa indiretta. Il periodo Non so se dovrei dirlo a Giuseppe oppure no, è pertanto sintatticamente corretto, perché la subordinata introdotta dal se è una proposizione interrogativa indiretta.
Schemi riassuntivi
I nessi subordinanti (congiunzioni, aggettivi, pronomi o avverbi) possono introdurre diversi tipi di subordinate, rendendone a volte difficile il riconoscimento: per questo richiamiamo le principali funzioni di alcuni di loro con pratici schemi.
Un che… tuttofare!
Proviamo a fare un veloce riepilogo delle diverse funzioni del che con qualche espediente che possa facilitarne il riconoscimento.
Il che…
• può essere sostituito con il quale, la quale, i quali, le quali? → È un PRONOME RELATIVO, che introduce una subordinata relativa propria o impropria.
Il ragazzo che (= il quale) vedi è mio fratello → pronome relativo che introduce una subordinata relativa propria
Cerco qualcuno che (= il quale) ti spieghi l’esercizio? → pronome relativo che introduce una subordinata relativa impropria con valore finale.
• si trova in una domanda diretta? → È un PRONOME o AGGETTIVO INTERROGATIVO che introduce una proposizione interrogativa diretta.
Che posso dire? Che pasticcino vuoi?
• si trova dopo un verbo che indica chiedere, domandare, sapere, pensare…? La parte introdotta dal che, letta da sola, può essere intesa come una domanda? → È un PRONOME o AGGETTIVO INTERROGATIVO che introduce una proposizione interrogativa indiretta.
Mi chiedo che vuoi da me → Che vuoi da me?
• può essere sostituito con qualcosa? → È un PRONOME INDEFINITO.
Ha un che (= qualcosa) di misterioso.
• introduce un’esclamazione (la frase finisce con un punto esclamativo)? → È un PRONOME o AGGETTIVO ESCLAMATIVO.
Che (= che cosa) vedo! Che (= quale) bel cagnolino!
• si trova dopo un’espressione che istituisce un paragone? → È una CONGIUNZIONE COMPARATIVA, che introduce o un complemento di paragone o una subordinata comparativa.
Tommaso è più buono che vendicativo: del resto è più bello perdonare che vendicarsi!
▪ si trova dopo
1. un verbo che indica dire, raccontare, sapere, pensare…
2. il verbo essere seguito da un aggettivo o da un sostantivo
3. un verbo impersonale (come bisogna, conviene, accade, capita…) o usato impersonalmente (come si dice, si pensa…)
4. un sostantivo o un pronome, che ha la funzione di illustrare?
È una CONGIUNZIONE DICHIARATIVA che introduce una proposizione subordinata
oggettiva (nel primo caso), soggettiva (nel secondo e terzo caso) o dichiarativa (nel quarto caso).
Credo che tu abbia ragione (oggettiva), anzi è evidente che tu abbia ragione (soggettiva), perché si sa che la notizia, che abbiamo litigato (dichiarativa), è nota a tutti (soggettiva).
Applicando il consiglio sopra enunciato risulta impossibile confondere una subordinata oggettiva introdotta da un verbo come sapere con un’interrogativa indiretta introdotta dal medesimo verbo:
Non so che fare → che fare? può essere una domanda → è un’interrogativa indiretta
Non so che hai cambiato casa → che hai cambiato casa? non può essere una domanda → non è un’interrogativa indiretta ma una subordinata oggettiva.
• si trova dopo parole come così, tanto, al punto, a tal punto, talmente, tanto, tale…? → È una CONGIUNZIONE CONSECUTIVA, che introduce una proposizione subordinata consecutiva.
È così buono che ne mangerei ancora una porzione!
• inizia una proposizione che indica il fine o lo scopo di quanto enunciato nella reggente? → È una CONGIUNZIONE FINALE, che introduce una proposizione subordinata finale.
Bada che (= al fine che) il letto sia fatto per quando torno.
• inizia una proposizione che indica una limitazione di quanto enunciato nella reggente? → È una CONGIUNZIONE LIMITATIVA, che introduce una proposizione subordinata limitativa.
Che (= per quanto) io sappia, questo tentativo non è mai stato fatto prima!
• inizia una proposizione che esclude quanto enunciato nella reggente? → È una CONGIUNZIONE ESCLUSIVA, che introduce una proposizione subordinata esclusiva.
Non passa giorno che non venga a salutare la zia!
• inizia una proposizione che indica il momento in cui accade quanto enunciato nella reggente? → È una CONGIUNZIONE TEMPORALE, che introduce una proposizione subordinata temporale di registro colloquiale.
Sono arrivata che (= quando) il dibattito era già finito.
• inizia una proposizione che indica la motivazione di quanto enunciato nella reggente? → È una CONGIUNZIONE CAUSALE, che introduce una proposizione subordinata causale di registro colloquiale.
Vai via, che (= poiché) oggi non è giornata!
Se però il che è accentato (ché) può essere usato anche nel registro formale.
• precede un congiuntivo in una proposizione principale? → Introduce un congiuntivo esortativo.
Che si tolga dai piedi il più in fretta possibile!
COME
QUANDO
PERCHÈ
SE
MENTRE
Anche i modi indefiniti possono essere usati per diversi tipi di subordinate: richiamiamo le principali funzioni di ciascuno di loro con pratici schemi che possano facilitarne il riconoscimento.
Ricorda: per identificare facilmente la funzione di un modo indefinito, basta volgere la proposizione da implicita a esplicita. Parlando (= mentre parlo, temporale) con te, il tempo vola! E così penso di fare (= che farò, oggettiva) tardi anche oggi!
Il GERUNDIO
Il PARTICIPIO
L’INFINITO
L’infinito, introdotto o meno dall’articolo, può dare luogo a questi tipi di subordinate:
L’infinito, retto da preposizioni o congiunzioni, può dare luogo a numerosi tipi di subordinate:
DI
– soggettiva (Mi sembra di volare)
– oggettiva (Afferma di essere sincera)
– dichiarativa (Ha la sfortuna di abitare lontano)
– relativa (Non è il momento di creare polemiche inutili)
– causale (È pentito di averti offeso)
– finale (Ti ordino di togliere quel volantino!)
– consecutiva (Non merita di essere ascoltato)
A
– relativa (È l’ultimo a entrare)
– temporale (A sentire quelle parole, sobbalzò)
– causale (Sei fortunato ad abitare così vicino alla scuola)
– finale (Corri a prendere il treno!)
– limitativa (Difficile a farsi!)
– condizionale (A saperlo, non lo avrei chiamato…)
DA
– relativa (Vi assegno la poesia da studiare)
– consecutiva (È così alto da non passare dalla porta)
PER
– finale (Vado da lui per vedere come sta)
– consecutiva (La professoressa Comi è troppo brava per non essere amata dai suoi studenti)
– causale (Si rattristò per aver mentito)
– limitativa (Per mangiare, mangia!)
– concessiva (Per essere tuo amico, non ti è stato così d’aiuto…)
SE
– interrogativa indiretta (Vi chiedo se restare oppure no)
La Sofisteria
GRAMMATICANDO in GRAMMATICA ITALIANA

GRAMMATICA ITALIANA

SCUOLA DI SCRITTURA

GRAMMATICA LATINA

GRAMMATICA GRECA

LETTERATURA ITALIANA

LECTURA DANTIS

LETTERATURA LATINA
